Perché non votare Berlusconi né Monti? Lo dice l’Istat.
Creato il 23 gennaio 2013 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Guai a dar torto ai numeri. A meno che non si tratti dei bilanci del Monte Paschi, solitamente i numeri fotografano la realtà molto più delle parole. È uscito il rapporto “Noi Italia”, curato dall’Istat, che riassume la situazione del nostro paese a tutto il 2011. I dati sono terrificanti, degni non di una nazione in affanno, ma in stato di pre-agonia profonda. Vale la pena ricordare che nel 2011 governava Silvio, che il ministro dell’economia ufficiale era Giulio Tremonti, che quello ombra era un certo Renato Brunetta, e che erano esplosi gli scandali delle Cricche e delle P (a crescere: 3, 4, 5). Dunque. Nel 2011, anno chiave del regno di Berlusconi III, i poveri “relativi” erano 8 milioni, quelli “assoluti” 3,4 milioni. Insieme fanno il 16,3 per cento delle famiglie italiane. Gli occupati erano il 61,2 per cento della popolazione attiva, e le donne il 49 per cento. I disoccupati a lunga percorrenza, quelli cioè rimasti senza lavoro per più di un anno, erano il 51 per cento, una cifra mai raggiunta nella storia della repubblica. A incrementare il numero dei poveri, hanno contribuito in maniera decisiva i tagli alla sanità che, nel 2011, impegnava solo il 7,1 per cento del Pil, una cifra inferiore a quella di quasi tutti i paesi europei. Senza lavoro o con lavori sottopagati e precari, nell’impossibilità di curarsi usufruendo del SSN, le famiglie si sono spesso dissanguate per integrare di tasca propria l’assistenza medica e sanitaria. Aumentato a dismisura il numero degli inattivi e di coloro che hanno messo di cercare lavoro o di studiare. La percentuale italiana è del 37,8 per cento della forza lavoro, seconda solo a... Malta. Questa è una delle ragioni degli abbandoni scolastici che, nel 2011, hanno toccato la cifra record del 18,2 per cento contro il 13,5 della media europea. Aumentati anche gli omicidi, i furti e le rapine, la pestilenza ambientale (1 italiano su 3 respira smog allo stato puro), le discariche dei rifiuti (compresi quelli tossici). Ma c’è un dato ancora più preoccupante di quelli già drammatici riportati: l’Italia è un paese vecchio. Per ogni 100 giovani ci sono 147 anziani, e la fregatura è che l’immigrazione, fonte principale di natalità, ha iniziato una lenta discesa (40 per cento in meno di ingressi nel 2011 rispetto al 2010) che smentisce in maniera eclatante la Lega e i cerebrolesi che ancora la votano. Sapete chi ci batte come numero di anziani? La Germania. Che i tedeschi trombassero poco lo sapevamo, ma non avremmo mai immaginato una debacle simile. L’uscita dei dati dell’Istat, ha provocato la immediata reazione del Codacons il quale, tramite il presidente Carlo Rienzi, ha fatto sapere che, dalle statistiche in loro possesso, la situazione terribile registrata nel 2011, è peggiorata nel 2012 e peggiorerà ancora nel 2013. A questo punto, non votare né per Silvio né per il Professore, non è più un scelta politica, ma solo di buon senso. C’è da aggiungere che la ridiscesa in campo di Silvio sta assumendo in queste ore contorni più definiti. Berlusconi non punta a vincere le elezioni (impossibile) ma a ottenere un pareggio al Senato sì. A quel punto, per assicurare all’Italia un minimo di governabilità, il Pd sarebbe costretto a scendere a patti con lui. La richiesta di Silvio è chiara: la presidenza del Senato e fanculo i processi Ruby, Mediaset e Unipol che puzzano terribilmente di tre condanne tre, senza sconti. Silvio sta aspettando con ansia i risultati dei sondaggi che ha commissionato subito dopo lo sbianchettamento dalle liste dei nomi degli impresentabili. Se dovesse salire ancora di più dei 6 punti delle ultime tre settimane, il pareggio al Senato non sarebbe più un miraggio e potrebbe tranquillamente dire, come ha già fatto: “Voglio tutelare il mio onore. Voglio uno scudo per mettermi al riparo da questa aggressione finale dei magistrati”. Frase che dimostra ancora una volta come, per Silvio, i bastardi siano i giudici e non chi commette reati. Interpretazione bizzarra, esattamente come la sua politica di affamatore degli italiani.
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