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Perché prevale troppo l'io

Creato il 05 aprile 2013 da Lucas
Questo passaggio, colto al volo stasera nella puntata di a 8½:

Lilli Gruber: La politica italiana ha bisogno di psicoanalisi?
Massimo Recalcati: È molto difficile che questo genere antropologico, incarnato da Berlusconi a da Grillo, possa pensare di rivolgersi a uno psicoanalista.

L.G.: Perché?
M.R.: Perché prevale troppo l'Io.
Ci sono stati diversi momenti nella mia vita in cui ho avuto l'io debole, soccombente, sgonfio, come le palle a volte sono sgonfie (lettori uomini sono pregati di).Per tali ragioni ho sovente cercato di farlo tornare su, l'Io, non altro (quello non è mai sceso), e ci sono riuscito, perché, di fondo, ho sufficiente amor proprio per vedere il bicchiere mezzo pieno o di aspettare le piume di gallina del domani. Magari in quei momenti l'espressione del viso si è fatta un po' più contratta e sono anche uscite lacrime, lacrime che - non so spiegare come - hanno svolto, su di me, sempre una funzione di balsamo e di distensione.Quel che voglio dire è che, istintivamente, sono sempre riuscito, finora, a tenere a bada l'io, soprattutto a non farlo cadere in balìa di ego ipertrofici che si alimentano degli io soccombenti; sono riuscito, altresì più facilmente, a far sì che il mio io non prevalesse sugli “io” altrui. In breve: non ci tengo, non ho mai tenuto a diventare modello e guida di altri io, così come non adoro nessun io, nemmeno il mio.
Ed ecco, forse, quando l'io smette di essere prevalente: quando stabilisce un rapporto tra pari, tra io equivalenti, capaci di avvertire i pericoli della doppia mediazione e del mimetismo subdolo che conduce all'adorazione o all'odio.
My face in thine eye, thine in mine appears,
And true plain hearts do in the faces rest;
Where can we find two better hemispheres
Without sharp north, without declining west?

Nel tuo occhio il mio volto, il tuo nel mio
si specchia e cuori semplici e fedeli
riposano nei nostri volti: dove
trovare due più limpidi emisferi
senza Nord affilato, Ovest caduco?
 John Donne, The Good-Morrow, (15-18), traduzione di Cristina Campo.

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