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Perché quelle strane lacrime sul corpo di Elsa?

Creato il 06 dicembre 2011 da Tnepd
Perché quelle strane lacrime sul corpo di Elsa? “Ma c’è in giro una donna tosta che mi dica quanto scarso servizio abbiano reso alla sacrosanta battaglia delle donne in politica le lacrime della Fornero? O siamo tutti accodati alla commovente solidarietà umana per una studiosa che da trent’anni ci spiega ‘come si dovrebbe fare’, e il giorno in cui può finalmente ‘fare’, frigna?”

Credo che la migliore risposta che si possa dare al commento postato ieri sera su Facebook da Alessandro Gilioli sia questo testo di Giovanna Cosenza

Per il resto, volendo aggiungere qualche considerazione personale, non penso proprio che una donna politica debba essere rimproverata di “frignare” – verbo assolutamente improprio per descrivere la situazione Fornero dell’altra sera – quando le capita di crollare emotivamente in una situazione ad alto tasso di emotività come una diretta televisiva, a causa della pressione a cui è stata sottoposta nei giorni precedenti, per il carico di responsabilità ed impegno professionale. E che il rimprovero debba implicare  perfino l’attribuzione della colpa di tradire la “battaglia delle donne in politica”.

Non lo ha notato nessuno ma, a parte forse Mario Cuordighiaccio, anche gli altri ministri erano sottoposti a stress da prestazione con qualche inceppatura del discorso e deglutizione di troppo. Grilli soprattutto, Giarda e perfino Passera. Tutto nella norma.
Non è un caso però che, di tutta la conferenza di presentazione della manovra del governo Monti, si siano notate solo la lacrima e la frattura emotiva dell’eloquio al pronunciare la parola sacrificio del ministro Fornero, dell’unica donna presente.
Forse perché, per prima cosa, e il commento di Gilioli lo dimostra, la donna in politica la si aspetta sempre al varco e se ci arriva con un moto di umana debolezza e non come ce la si immagina, è la fine. Meglio  le Thatcher bastonaminatori ma con la cotonatura antivento sempre perfetta, le Merkel inamovibili o le Camusso che non devono ridere mai.

C’è però dell’altro. La copertina di Liberocon la sua insinuazione del pianto a comando, ci ricorda anche quanto siamo tutti corrotti dalla cultura dello spettacolo.
Non sarà poi che le lacrime di Elsa ci hanno semplicemente spiazzati perché sono state il vero cigno nero, l’imprevisto di un governo di robot disumani e spietati, programmati per evitare qualunque coinvolgimento sentimentale con le forme di vita che sono venuti a sterminare? Come si permette ‘sta piagnona di rovinarci l’immaginario popolato di Agenti Smith che ci vedono solo come dei virus?
Giovanna nel suo post scrive: “Sarebbe il caso che coloro che si sono scatenati contro l’«ipocrisia» di queste lacrime, supponendo di assumere una posizione «di sinistra», perché «la Fornero è ricca, mentre i poveri pensionati non arrivano a fine mese, eccetera» riflettessero sulla coincidenza della loro posizione con quella di Libero e il Giornale, e si chiedessero se non sono proprio loro, a essersi troppo concentrati sulle lacrime a sfavore dei contenuti.”

Quando Gilioli teme di accodarsi alla solidarietà per la ministra non si accorge invece di accodarsi all’omologazione di un popolo che non può più credere alla sincerità di una commozione improvvisa, alla debolezza manifesta ed inattesa, perché è stato addestrato alla finzione, alla scena, al coup-de-theatre ed al pianto concesso solo se previsto nel copione del reality, in quell’immenso Truman Show che è diventato questo paese.
Un cittadino spettatore addestrato ed omologato a confrontarsi passivamente con un politico attore che è sempre inappuntabilmente truccato per recitare la sua parte e che se è il cattivo, cattivo dev’essere.
Quindi Elsa Fornero è la più grande attrice tragica italiana, assoldata dal T-1000 Monti per acchiappare solidarietà,  ma noi siamo troppo furbi per cadere nel tranello, l’abbiamo sgamata subito.
La cosa terrificante, per chi osserva da psicologo questi fenomeni collettivi è appunto – Pierpaolo, che tu sia benedetto – l’omologazione, il dire tutti la stessa cosa e, sempre più spesso, la stessa stronzata.
La stessa sbobba per tutti che si trasmette viralmente più velocemente dell’H1N1. In questi giorni vanno di moda l’antieuropeismo, il populismo più becero, tutto il meglio del peggio della propaganda della peggiore estrema destra.

Però, e qui si nasconde il capolavoro propagandistico, quelli di sinistra credono di dire cose di sinistra, di portare avanti la lotta di classe contro “chi ha il culo al caldo”.
Ad esempio le femministe che rimpiangono il puttanaio del precedente governo forse perché almeno permetteva loro di andare in piazza ad urlare “siamo anche noi puttane” e di farsi il loro “Slut Walk” (letteralmente: camminata delle troie). Il discorso di genere, par di capire ma è sempre più difficile capire, si fa difendendo chi si è conquistata il posto in politica con l’ingoio, non chi, come la prof. Fornero, “ha il culo al caldo” perché, ho il sospetto, si è fatta un mazzo tanto a studiare e si è conquistata una carriera e la relativa indipendenza con la propria professionalità. Come migliaia di altre donne che ogni giorno, ad esempio, ci istruiscono, curano, giudicano e difendono nei tribunali. Donne che, se sono diventate classe dirigente, ziocan, se lo sono meritate. Donne che dovrebbero essere l’orgoglio di un femminismo che, invece, sembra dover ancora superare la fase della servetta con l’invidia per la padrona e per l’amica ricca.

La Fornero, con il suo momento di commozione, ha fatto emergere anche altro. Ad esempio l’istinto sadico dell’ignorante e volgare popolo italiano che gode nel poter cogliere in fallo il primo della classe; il somaro che nutre da sempre fastidio e disprezzo verso chi dimostra competenza e cultura.
Un popolo che non tollera professori, al massimo maestri elementari. Un popolo che non si rende conto di quanto sia fascista dentro e che, appena coglie un segno di debolezza nel nemico, va in missione per conto del Duce che gli penzola dalla pancia come un fratello deforme, con i manganelli e l’olio di ricino. Tutti a dare la caccia a chi ha manifestato un momento di debolezza. Perché l’italiano è furbo, mai debole. Non è mica una femminuccia o un femminiello.
Per quale strana contorsione mentale, dobbiamo chiederci, se ci tolgono il Piccolo Papi periodico al quale perdoniamo tutto, duce supremo ma anche oggetto transizionale come l’orsacchiotto da abbracciare nel lettino,  pensiamo che ogni altra forma di governante sia aliena ed ostile anche se proviene idealmente dalla stessa matrice ideologica?
O italianacci, avete votato la destra per anni, la peggior destra possibile e ora che la destra finalmente governa con i suoi metodi – perché l’altro pensava solo a scopare e a salvarsi dal fallimento – vi risentite? Cosa credevate che fosse, votare la destra, uno scherzo? Mi dispiace, la dittatura del proletariato sarà per la prossima volta.


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