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Perseo libera Andromeda

Creato il 18 giugno 2013 da Dino Licci
Perseo libera Andromeda   Dino Licci - Perseo ed Andromeda - acrilico su tela 180x180L’amore per il sapere nasce insieme con l’uomo ed il suo comportamento è adeguato al livello culturale che egli ha raggiunto, affermazione valida anche in un contesto attuale, ma che questa volta riveste un significato storico riferendosi ai primordi della civiltà, quando l’inconoscibile diventava deità e l’uomo inventava il mito al cui significato assiologico bisognerebbe dedicare molta attenzione. Al centro di ogni mitologia c’è la complessità dell’animo umano ed è forse per questo che l’etica che si ricava da un racconto mitologico, può prestarsi a diverse interpretazioni. Io voglio semplicemente illustrare qui il mito di “Perseo che libera Andromeda” perché renda esplicito il significato una mia opera pittoricaAcrisio, re di Argo, aveva avuto dalla moglie Euridice, una sola figlia femmina, Danae, per cui temeva di rimanere senza eredi e quindi si recò ad interrogare l’oracolo sui destini della sua città. Gli fu risposto che sua figlia Danae avrebbe avuto un figlio che lo avrebbe ucciso. Spaventato egli rinchiuse Danae in una torre inaccessibile a chiunque ma non a Zeus che la fecondò dall’alto trasformandosi in pioggia d’oro ( vedi il celebre il quadro di Klimt).Avvenne poi che Acrisio si accorse di questa nascita e, paventando che si realizzasse quanto l’oracolo gli aveva predetto, fece rinchiudere Danae ed il figlioletto in una cassa di legno che abbandonò in una nave che andava alla deriva. L’imbarcazione raggiunse l’isola di Serifo dove il tiranno Polidette raccolse la cassa credendola colma di tesori ma vi trovò Perseo e sua madre, della quale, non ricambiato, s’invaghì. Polidette, avendo capito che l’amore di Danae era tutto riversato sul figlio Perseo ormai cresciuto, propose al ragazzo uno scambio pensando così di liberarsi di lui: avrebbe sposato certa Ippodamia lasciando in pace la madre, se Perseo gli avesse portato in dono la testa della Gorgone Medusa. Mentre Perseo, essendo riuscito nell’impresa, traversava l’Etiopia in groppa a Pegaso, il suo cavallo alato, intravide una fanciulla incatenata agli scogli, appunto Andromeda che presto sarebbe stata divorata da un mostro marino. Ella era figlia di Cassiopea che aveva osato dirsi più bella delle Nereidi. Poseidone, dio del mare ed amico delle Nereidi che si erano offese, per vendicarle, aveva inviato in quelle terre un mostro marino che divorava gli abitanti della città e per placare il quale gli fu offerta in pasto la bella Andromeda che, oltre che di Cassiopea, era figlia di Cefeo, re d’Etiopia. Perseo affrontò il mostro e lo sconfisse grazie alla testa di Medusa che aveva appena decapitato conservando il trofeo in un sacco. La testa di Medusa, pur da morta, continuava a pietrificare chiunque posasse lo sguardo su di essa e quindi anche il mostro marino che così morì mentre le ninfe del mare rubavano alcune gocce di sangue che ancora sgorgava dalla testa di Medusa. Da quelle gocce nacquero i coralli che ancora adornano i fondali dei nostri mari o, trasformati in monili preziosi, i décolleté delle nostre donne. Anche Pegaso era nato dal sangue di Medusa mentre Perseo la sconfiggeva perché munito di uno scudo che lo riparava dallo sguardo pietrificante della Gorgone, di una bisaccia, calzari alati e l’elmo di Ade. Abbastanza macabro il modo in cui Perseo riuscì a farsi svelare dalle Graie, nate vecchie e sorelle delle Gorgoni, dove poteva trovare   i calzari e l’elmo che potevano aiutarlo nella lotta contro Medusa. Le Graie, avevano un solo occhio che si scambiavano all’occorrenza ed appunto, in cambio dell’occhio ad esse rubato, Perseo riuscì nell’intento. Ma la storia continua. Perseo, liberata Andromeda, ne pretese la mano ed infatti la sposò contro il volere di Cassiopea, che per questo fu pietrificata dalla solita testa della Gorgone, che ormai Perseo usava come arma. Dopo varie vicissitudini Perseo si ricongiunse al nonno Acrisio rassicurandolo sulle sue buone intenzioni ma, durante una gara in onore del padre Zeus, il disco da lui lanciato, colpì per errore proprio la testa di Acrisio e la predizione dell’oracolo si avverò . Se volete saperne di più leggete un po’ di “Metamorfosi”di Ovidio anche se molti sono gli autori che ricordano questi miti : Igino, Omero, Apollodoro, Apollonio Rodio, Valerio Flacco ed altri ancora. Il padre Dante fa riferimento a Medusa nel IX canto dell’inferno con questi versi" Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso:
che se il Gorgon si mostra, e tu il vedessi,
nulla sarebbe del tornar mai suso"

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