Il termine coping è un verbo inglese, che si riferisce, in linea generale, alle strategie comportamentali e cognitive messe in atto per fronteggiare un evento di vita negativo e lo stress che da esso deriva.
I momenti che lo caratterizzano si distinguono in due fasi propedeutiche e il coping vero e proprio, e sono:
1- valutazione della minaccia alla coerenza di sé, in pratica all’immagine che possediamo di noi stessi;
2- elaborazione di strategie cognitive per affrontare l’evento stressante di pericolo.
3- il coping vero e proprio, vale a dire la fase esecutiva con la messa in atto di tali strategie.
E’ importante notare, che il significato attribuito all’evento stress è di vitale importanza per la “scelta” delle strategie di coping che saranno messe in atto.
Il rapporto tra coping ed eventi stressanti è di natura tipicamente processuale. Sembra che ogni individuo processi cognitivamente la situazione stimolo, valutandone il potenziale significato, la propria capacità di affrontarlo, il senso di controllo della situazione e, infine, le eventuali conseguenze supposte.
Esistono differenti stili di coping:
a- il coping orientato al compito, le cui strategie cognitive e comportamentali si orientano alla diminuzione dello stress attraverso la risoluzione del problema, e questo riorganizzando e ristrutturando cognitivamente le parti che lo compongono o semplicemente cercando di minimizzarne gli effetti nocivi. Le tecniche usate sono: la raccolta d’informazioni, il problem solving, il training volto all’incremento d’abilità interpersonali, mutamenti di stile di vita, sforzi volti a cambiare l’ambiente circostante, ecc. Tali tecniche sono le classiche modalità d’intervento della terapia cognitivo/comportamentale, infatti, lo sviluppo del coping del paziente, è uno degli obiettivi prioritari di tale approccio;
b- il coping orientato all’emozione. Sono strategie verso il sé, che hanno il fine di cercare di dominare le reazioni emotive conseguenti agli stressor ambientali. Sono: il cercare il significato degli stress vissuti, esprimere apertamente le proprie emozioni, il training di rilassamento, il sognare ad occhi aperti, il rimuginare, il negare la realtà o la severità di un evento, ecc.
c- il coping d’evitamento. Le cui strategie sono centrate al sottrarsi dalle situazioni stressanti, sia impegnandosi in compiti sostitutivi di distrazione (pulire la casa, guardare la televisione, uscire per fare delle cose, ecc.), sia cercando il contatto con le persone diversivo sociale.
Da studi fatti sulle tre dimensioni di coping è risultato importante la loro relazione con la psicopatologia o con la loro reale afficacia nel risolvere le problematiche stressanti. Da queste ricerche è emerso che la strategia di coping orientata all’emozione sia correlata alla depressione e all’ansia e a sintomi psicosomatici.
Il coping orientato al compito si correla negativamente con le manifestazioni psicopatologiche, pertanto appare essere in generale quello più funzionale.
Infine, gli stili di coping orientati all’evitamento hanno il fine di ottenere velocemente la riduzione dell’ansia, dando così veloce beneficio, ma l’uso di tali comportamenti evitanti, costituiscono, spesso, soluzione peggiore, poiché instaurano condizionamenti rinforzati dalla stessa diminuzione dell’ansia, cioè creano un circolo vizioso evitante, il tutto senza minimamente risolvere il problema iniziale. L’assunto di tale strategia sta nel fatto che, essendo l’ansia ritenuta, in parte, come l’aspettativa di conseguenze penose, l’evitamento produce sollievo proprio per la cessazione dello stato spiacevole, ma nello stesso tempo evita l’abituazione allo stimolo ansiogeno e l’impedimento della formazione di soluzioni cognitive più adattive.
E’ opportuno dire, che le strategie di coping sono tutte utili nel gestire lo stress, quello che è importante rilevare, è che esse devono essere utilizzate in modo sì scopistico, in pratica con l’obiettivo di raggiungere il fine prefissato, ma nello stesso tempo, tali azioni di coping, devono avere la bontà della logica. Quest’ultima affermazione ha il fine di sottolineare, che un individuo deve avere necessariamente consapevolezza delle strategie cognitive/comportamentali che utilizza per affrontare un dato problema, al fine d’essere pronto a rispondere agli eventuali feeb-back negativi.
La modalità d’eseguire strategie di coping, per adattarsi all’evento stress, sono suddivise, dunque, in strategie funzionali, strategie meno funzionali e in strategie che non risolvono il problema/stress anzi, cronicizzano il problema-stress.
In sintesi si afferma che le modalità d’affronto dello stress caratterizzate da una partecipazione più attiva, rispetto a quelle caratterizzate da una maggiore passività, risultano essere più efficaci nel fronteggiamento dello stress e al dolore ad esso collegato.