Stamattina ho giusto quei 15 minuti che di solito non ho mai. Ho un appuntamento per lavoro qui a Milano, tra l’altro per svolgere una delle mie mansioni preferite (assistere ad uno shooting: foto di cibo, naturalmente!). Posso uscire di casa una mezz’ora dopo, osservare (vagamente in cagnesco) il fidanzato che si gode il telegiornale della mattina, commentando ogni fotogramma o scemata di politico, mentre io di solito sono già uscita da un pezzo (oh, ma che vita rilassante che fa: lì, spaparanzato sul divano a proferir giudizi sul mondo, ma chi l’ammazza!) e posso, finlamente, postare qualcosa su questo blog orfano e dimenticato. Il post sarebbe dovuto essere dedicato al Giappone, ma dal nostro ritorno è stato impossibile trovare il tempo di selezionare le foto, trascrivere le ricette del corso di cucina che ho fatto a Tokyo e soprattutto riprodurre qualcuno dei loro piatti. So di non dire nulla di nuovo, ma il lavoro mi ha completamente assorbita, più che altro la mia vita da pendolare, con conseguente pigrizia serale, giramenti di palline (anche da tennis, perché ho ricominciato il corso). Comunque non posso che confermare quello che sospettavo da tutta la vita: il Giappone è un paese incredibile, che merita di essere visitato fintanto che riesce a conservare tutte le diversità dall’Occidente. Effettivamente, per la prima volta in vita mia, ho pensato di trovarmi su un pianeta diverso. Ho il tempo per una sola considerazione: arrivati a Tokyo, metropoli davvero gigantesca, eravamo molto attenti alle nostre cose, terrorizzati di perderci o restare senza portafoglio o passaporto. Ma erano paure infondate: in quella incredibile metropoli, se ti perdi, ti accompagnano al destinazione a braccetto (senza parlare una parola di inglese, ma ci si può tranquillamente esprimere a gesti) e se perdi qualcosa, ti inseguono per restituirtela immediatamente. La prima impressione avuta, è che noi italiani dovremmo farci tutti una settimana di prigione o una settimana di Giappone. Dopo una settimana a Tokyo, avendo testato la loro integrità e onestà, giuro che non ci siamo più sentiti nemmeno di portare via i campioncini dagli alberghi, accontentandoci di dividere una saponetta in due! Non posto foto o ricette del viaggio, ma la cosa che più mi è rimasta dentro: all’onestà ho visto che noi uomini rispondiamo con l’onestà, basterebbe trovare un punto di inizio.
PIADINE E MOUSSE ALLA PANCETTA
Per le piadine:
500 gr di farina tipo 0
60 gr di strutto (o 50 gr di olio di oliva)
250 gr di latte
1 bustina di lievito per torte salate
1 cucchiaino di sale
Per mousse di pancetta:
100 gr di pancetta arrotolata
un trito aromatico a piacere (mezzo rametto di rosmarino, salvia, …)
1/2 spicchio di aglio
2 cucchiai di robiola (facoltativa)
Per le piadine: Far intiepidire il latte e poi sciogliervi lo strutto e il sale. Aggiungere la farina e il lievito. Impastare bene il tutto. Usare l’impasto subito, senza farlo lievitare. Stenderlo sulla spianatoia con il matterello fino a raggiungere uno spessore di 1/2 cm. Con un coppapasta grande, ricavare dei dischi di pasta (chiaramente si può scegliere la misura a piacere, le ho fatte anche piccole, piccole, servite poi per l’aperitivo). Ripassare ogni disco sotto il matterello prima di posarlo su una padella antiaderente bollente. Ci vuole solo qualche minuto per lato. Man mano che si cuociono, una alla volta, si capisce di che spessore le si preferisce (io tiro moltissimo i dischi di pasta, per ottenerle sottili il più possibile).
Per la mousse: Mettere la pancetta nel frullatore e aggiungere il resto degli ingredienti. Frullare il tutto e servire insieme alle piadine (siccome la prima volta che ho provato questa rapidissima mousse mi è sembrata troppo saporita, ho aggiunto 2 cucchiai di robiola. Ne ha alleggerito sia la consistenza, che il sapore.)