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PICCOLI RITI NELL'USO DEI TAROCCHI, Danze e Labirinti

Da Colorefiore @AmoreeDintorni
PICCOLI RITI NELL'USO DEI TAROCCHI, Danze e Labirinti
Dal momento che le immagini delle carte dei Tarocchi sono così antiche e così strettamente connesse con i modelli più intimi dell'evoluzione umana, meritano il nostro rispetto.Non sono un gioco, ma in un certo senso sono immagini sacre, non perchè hanno a che fare con il soprannaturale, ma perchè come un'opera d'arte o di letteratura, riflettono i conflitti , le necessità e le aspirazioni più profonde. Chi desidera imparare a lavorare con i Tarocchi e trarre da essi le potenzialità creative deve quindi avere rispetto verso la dimensione archetipica della vita che esse rappresentano, e questo tradotto nella vita di tutti i giorni significa rispetto per il mondo dei simboli, di cui le carte stesse sono degli esempi rappresentativi. Il lettore intelligente cerca così di stabilire un genere di relazione con le carte, in cui esse occupano un posto speciale e non sono solo divertenti pezzi di cartoncino su cui cresce la polvere, dimenticate da qualche parte. Per questo, molti lettori di carte professionisti tengono i loro Tarocchi avvolti in un panno speciale e li depongono in un posto particolare quando non li usano...Tradizionalmente le carte erano tenute avvolte in una seta nera,con la motivazione razionale che il nero è un colore neutro e tiene lontane le vibrazioni sia positive che negative dalle carte. Sia che questo sia vero  , sia che non lo sia un qualche genere di rituale legato all'uso delle carte dovrebbe essere rispettato , perchè ad un livello psicologico il rituale attenua il potere della mente e permette all'intuizione di farsi sentire. Come un rituale religioso, il rituale di tenere le carte in un posto particolare ed aprire e chiudere l'involucro di tessuto che le contiene, può diventare un importante modo per focalizzare l'attenzione, sia che uno creda nelle vibrazioni sia che non ci creda. Esso è un simbolo del particolare posto che le carte occupano nella nostra vita e dell'importanza delle immagini contenute in esse.
(Liberamente tradotto da "The Mythic Tarot" di Juliet Sharman Burke e Liz Greene)
PICCOLI RITI NELL'USO DEI TAROCCHI, Danze e Labirinti
La radice etimologica di rito è ri che significa scorrere, andare, procedere: ritis in sanscrito è ordine, procedura di natura religiosa. Rito significa percorso.
Compiere il rito significava in origine "danzare" cioè fare col corpo la figura divina che stava alla base del rito, un cerchio, un percorso, un labirinto, che come ogni sentiero danzato, riunisce l'interno all'esterno, formando un'unità simbolica che è alla base della realtà archetipica del rito (Arcano XXI IL MONDO) come appare nell'antica danza della geranos o della gru, dove fanciulli e fanciulle alternati, tenendosi per mano sviluppano una danza che alla pari del filo di Arianna, racconta l'attraversamento del Labirinto. Labirinto in cui spesso ci sentiamo di essere caduti e dove proprio quando pensiamo di toccare la fine ci ritroviamo per così dire, all'inizio della nostra ricerca, con la sensazione di aver fatto pochissimi passi in avanti: labirinto dove spesso ci si sente presi in trappola, in cui le svolte, le sinuosità, le curve si snodano senza fine, in cui l'aporia è espressa dall'impossibilità di far coincidere la fine con l'inizio come nella danza della geranos.
Rossana Pesino
http://www.centrobenesseredellamore.com/2012/01/la-solitudine-e-i-legamiteseo-e-il.html

In un importante e articolato saggio di Claudio Widmann: analisi del rito e rito dell’analisi si analizzano gli aspetti fenomenologici e dinamici del rito:

“ Tra il nascere e il morire, a scandire soprattutto i momenti significativi dell’esistenza, si dipana un’interrotta concatenazione di comportamenti accomunati da una singolare fenomenologia, che sono detti rituali. (…) il rito rende significativi momenti della quotidianità e conferisce significato anche a gesti ordinari… Avvolgendo l’individuo in una particolare intensità emotiva e confrontandolo con le dimensioni del transpersonale, il rito raffronta con il mistero”. Ma sottolinea come, a suo parere, l’essenza del rito stia soprattutto nella qualità esperienziale: “Una specifica tonalità affettiva, una singolare modalità di entrare in contatto con forze sovrastanti fanno del rito una singolarità psichica. Al venir meno della sua specificità esperienziale, l’essenza stessa del rito si degrada ed esso decade in ritualismo. Ciò che rimane è ripetizione, stereotipia, routine, abitudine, formalità”.
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