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Piombo fuso e veleni a gocce: vita da palestinese sotto l’imperio israeliano

Creato il 14 marzo 2012 da Coriintempesta

di: mcc43

Tutto è cominciato venerdì [9 marzo] quando, dopo il lancio di due colpi di mortaio contro Israele, un raid israeliano ha ucciso il leader dei Comitati di Resistenza Popolare Zuhir al-Qaisi e il genero. Secondo l'esercito, al Qaisi stava preparando un grave attentato in Israele al confine con l'Egitto. L'uccisione di al Qaisi ha scatenato la ripresa su larga scala dei lanci di missili e colpi di mortaio contro le città israeliane di Bèer Sheva, Ashdod, Kiryat Malachi, Netivot e Ashkelon. Le forze israeliane hanno reagito con una serie di raid contro cellule che stavano sparando missili e officine dove vengono assemblate armi. [...] la Jihad sostenuta dall'Iran ha impiegato le armi contrabbandate dalla Libia cinque mesi fa come ha rivelato DEBKAfile l'11 novembre 2011. Cinquanta mercenari libici dei Fratelli Musulmani sono arrivati nella Striscia di Gaza il mese scorso da Tripoli sulle ruote dei minivan equipaggiati dei nuovi lanciamissili visti in azione negli scontri libici contro l'esercito di Gheddafi.

Non è proprio così. In realtà tutto è cominciato l'11 novembre 2011 in questo articolo di Debka file, un ente israeliano di analisi politiche, fiancheggiatore del Mossad, che costruisce lo sfondo sul quale far ballare gli eventi al suono della politica di Tel Aviv.

Agenti dei servizi segreti occidentali che operano nella Striscia di Gaza hanno provato a far saltare fuori dagli islamisti libici chi fosse dietro il contrabbando dei lanciamissili, ma sono stati bloccati dagli aderenti palestinesi della Jihad islamica che hanno fatto muro. Dall'arrivo, i libici addestravano le squadre palestinesi all'uso di diversi sistemi missilistici, indisturbati da qualsiasi interferenza militare israeliana. Ovvero: faranno peggio, pertanto fuoco a volontà.

Ovvero: noi ve l'avevamo detto! E poi:

Lo stile comunicativo è quello di Don Basilio "la calunnia è un venticello che incomincia a sussurrar, si propaga, si raddoppia e produce un'esplosione, come un colpo di cannone" ma fa tanta presa sui nostri media.

§§§

Noi lettori non abbiamo alcun modo di appurare se i lanciarazzi siano arrivati dalla Libia, ma, sempre che esistano, personalmente lo considero credibile. Allora mi vengono in mente tanti: perché?

- perché chiamarlo "contrabbando" se i lanciamissili non erano proprietà dell'esercito libico regolare, bensì dotazione delle bande islamiste?

- perché sottolineare - in questo contesto - che Hamas è sostenuta dall'Iran?

- perché alludere genericamente a servizi segreti "occidentali" se ad avere più di tutti interesse ad indagare sono proprio gli israeliani?

- perché mancano fonti, non c'è nemmeno il solito " da Debka files", della notizia dei 50 terroristi islamici arrivati a Gaza?

- perché , se la Jjhad di Gaza ha fatto muro, gli israeliani sono al corrente che i libici hanno addestrato i palestinesi?

- perché se davvero erano a conoscenza del pericolo incombente, sono stati lasciati indisturbati, questi terroristi islamici, fino a quando su Israele sono piovuti due missili, questa volta insolitamente facendo dei feriti?

Difendere i civili israeliani è meno importante del superiore interesse di rammentare, dimostrandolo, che l'esistenza di Israele è sempre a rischio?

Lo sfoggio di potenza di fuoco di una delle nazioni meglio armate del mondo ha fatto in tre giorni - fino all'11 mattino- 17 vittime nella strisca di Gaza. Quanto bisogno ha Israele di validarsi agli occhi del mondo, arrivando a superare in così larga misura perfino la legge del taglione?

" Israele è una comunità profondamente traumatizzata [dice lo scrittore David Grossman] c he ha difficoltà a distinguere pericoli reali dall'aura di traumi precedenti e talvolta penso che il primo ministro s'infiammi mescolando i pericoli effettivi con l'eco di quelli del passato. Netanyahu e Jehoud Barak bombarderebbero l'Iran in parte per bisogni strategici, ma anche per quello che è in Netanyahu un sentimento di storica responsabilità di salvare il "popolo dell'eternità". Egli ha una visione secondo la quale siamo fin dalla Bibbia il "popolo eterno" e le nostre negoziazioni, secondo questa sua visione, sono con l'eternità, con la prima corrente storica del genere umano, mentre gli Usa, con tutto il rispetto, sono solo un' altra superpotenza come Roma, Atene o Babilonia, alle quali noi siamo sopravvissuti. Temo che questo modo di pensare possa incoraggiare Netanyhau a fare il gran passo di invadere l'Iran"

Personalmente accetto tranquillamente che gli Ebrei si considerino un "popolo sacerdotale" ( similmente potrebbero gli arabi), secondo la definizione che agli inizi del secolo scorso ne diede il rabbino livornese Elia Benamozegh nel saggio Israele e l'Umanità. Per questa ragione, è grande il mio sconcerto di fronte al fatto che uno stato, quindi una istituzione che esercita un dominio presente e concreto, voglia definire se stesso " ebraico " e che adotti schemi d'azione militare che lo apparentano ai pistoleri del Far West americano.

Piombo fuso e veleni a gocce: vita da palestinese sotto l’imperio israeliano

Ritengo ci sia molta plausibilità nelle argomentazioni di Grossman, che nel romanzo Vedi alla voce Amore ha descritto in modo magistrale la compulsa reticenza dei sopravvissuti. Da questo, forse, nasce un collettivo, pietrificato, rifiuto di proseguire le analisi storiche sulla Shoa, quasi che finanche l'ipotesi di diminuire di qualche unità il numero delle vittime significasse negare in toto la tragedia.

La Striscia di Gaza si estende su di un' area di 360 km quadrati, di cui il 42% sono occupati dagli insediamenti; nel restante 58% vivono 1.220.000 palestinesi con una densità di circa 5.800 persone per km quadrato. Nei 150 km quadrati occupati dagli israeliani vivono 4/5000 coloni difesi da circa 8.000 soldati, con una densità di 25/30 persone per km quadrato (soldati esclusi). A est di Gaza sono decine gli insediamenti militari che non sono stati evacuati nonostante gli accordi di Oslo del 1994, qui sono di stanza centinaia di carri armati, mai rimossi dai loro campi.

La striscia di Gaza ha una densità di circa 6000 persone per Km quadrato, o più precisamente, come scrive Berretti Bianchi, il sito degli obiettori di coscienza:

Bombardare Gaza significa mettere a priori nel conto che i cosiddetti "omicidi mirati", sebbene propagandati come operazioni "chirurgiche" , spargeranno una scia di sangue. Significa sapere a priori che l'uccisione di un bambino rinfocolerà l'odio, rilancerà vendette; e tutto sarà la precondizione per altro "piombo fuso" che la Debka file oggi mette in prima pagina " la Jihad islamica pagherà caro il lancio dei missili Fajr" (stranamente il nome di questi missili di superficie, Fajr, è anche l'ora della prima preghiera islamica) e "rivela" che le sue fonti avvisano di "una spettacolare operazione" che i terroristi starebbero preparando contro Israele.

Ma la ragione della furia dei bombardamenti, secondo le dischiarazioni israeliane, risale a un ben preciso episodio precedente: Israele voleva uccidere Al-Quisi, che come detto all'inizio, era a capo del PRC, comitati di resistenza popolare. Ragione notoriamente falsa.
dall'articolo del giornalista Yossi Gurvitz di 972mag.com

C'è un grosso problema serio con questo comunicato: si attribuisce ad Al-Queisi la responsabilità per l'attentato terroristico nei pressi di Eilat in agosto. Ma, come è stato scritto su questo blog più volte, gli attaccanti non provenivano da Gaza, ma piuttosto dal Sinai. Questo non ha impedito al IDF [forze militari israeliane] di uccidere sei membri della leadership PRC diverse ore dopo l'attacco, né ha impedito al Primo Ministro Netanyahu di annunciare che "i responsabili dell'attacco sono già stati puniti."

Due mesi dopo l'attacco, le indiscrezioni uscite dall'establishment della sicurezza hanno permesso di ricostruire la verità ed escludere la responsabilità di Gaza.

Alla richiesta di commentare, il portavoce dell'IDF ha rifiutato; in seguito l'esercito egiziano ha arrestato un residente del Sinai, accusandolo di aver pianificato l'attacco di Eilat.
[sull'attentato di Eilat vedere postDopo Eilat in Medio Oriente , di agosto 2011]

§§§

La tracotanza dell'esercito e dei funzionari israeliani impera ovunque ed in Cisgiordania, contemporaneamente al bombardamento di Gaza, il governo di Tel Aviv ha fatto arrestare 120 palestinesi.

Nel blog STORIE DELL'ALTRO MONDO scrive una nostra connazionale che vive in Medio Oriente. Ora si trova nella Valle del Giordano; questo il suo ultimo post:

... e dove, domando io?
Due giorni fa Mohammad stava portando al pascolo le sue pecore nella piccola comunità di Ein al-Hilwah nel nord della Valle del Giordano. Ha fatto l'errore di attraversare la strada principale, la strada Allon che viene utilizzata dai coloni per raggiungere gli insediamenti israeliani del nord.Piombo fuso e veleni a gocce: vita da palestinese sotto l’imperio israeliano L'esercito è arrivato e l'ha multato. 1000 shekel, 200 euro, forse il suo guadagno di un mese, solo per non aver obbedito ad ordini assurdi. Stessa storia oggi, nel piccolo villaggio di Furuj Beit Dajan, nella Valle del Giordano, a pochi passi dal check-point di Hamra. Arriviamo che l'esercito se ne sta andando, sta rientrando nella vicina base militare.

Parliamo con la comunità di beduini che è stata minacciata, la cui sopravvivenza si basa sulla pastorizia. Stesse minacce, stesso folle sistema di divieti e ordini militari. "Ci hanno detto che non possiamo attraversare né la strada principale, né la strada davanti a noi. Dove portiamo a pascolare le pecore?" ci racconta il capo della comunità puntando un indice verso il cielo.

Il motivo di questi divieti senza senso? Motivi di sicurezza, dicono gli israeliani. Trasferimento forzato e silenzioso, dico io. Dopo averli privati dell'acqua corrente e dell'elettricità, le autorità israeliane stanno sottraendo a queste comunità della Valle del Giordano anche lo spazio vitale per sopravvivere. E presto o tardi gli abitanti saranno costretti ad andarsene.

Netanyhau può anche venire riverito alla Casa Bianca, la Debka può pure dettare le notizie ai nostri media e l'AIPAC, American Israel Public Affairs Committee, perfino influire sulla poltrona presidenziale di una superpotenza, nella società si tengano pure elezioni, forse lodevolmente senza brogli,
ma non basta.

Non basta a dare alla condotta militare e alla politica estera dello stato di Israele i connotati della civiltà democratica.

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