Podemos come Syriza. Scenario ancora possibile?
Stando agli ultimi avvenimenti che stanno interessando il movimento fondato nel Gennaio 2014 la domanda acquista una legittimità del tutto comprensibile. Secondo gli ultimi sondaggi infatti, il partito spagnolo anti casta, nato dalla protesta degli indignados guidato dal leader Pablo Iglesias, accusa una pesante perdita del consenso elettorale. Podemos starebbe sprofondando al 16% dei consensi, dopo aver registrato picchi che avevano persino messo in difficoltà il Psoe di Pedro Sanchez e lo avevano configurato come valido antagonista del premier Rajoy. Anche il Partido Popular, guidato da Rajoy stesso, parrebbe in crisi, anche a fronte del non ottimale risultato del Marzo 2015 in Andalusia, tuttavia in mano ai socialisti da oltre trent’anni.
Ora per Podemos, il rischio è quello di veder allontanare anche la prospettiva di contare sulla consapevolezza di essere la terza forza del Paese, considerata la notevole avanzata dei centristi e di Ciudadanos, che si attesterebbero poco sopra il 14% dell’elettorato ma che di fatto raddoppiano il loro consenso rispetto a Gennaio. Il banco di prova reale, il quale ha una valenza chiaramente maggiore e ben più concreta della partita dei sondaggi, è fissato sul calendario per il 24 Maggio, data nella quale si voterà per amministrative e regionali.
Calo dell’appeal elettorale di Podemos. Perchè?
Innanzitutto, ha suscitato scalpore e non solo, date le ferite interne attualmente nella pentola bollente del partito, l’addio di uno dei fondatori, Juan Carlos Monedero, proprio a causa di divergenze con il leader Iglesias e i vertici del partito sulle strategie messe in campo.
La Spagna attualmente continua a patire le sofferenze di una crisi strutturale che ha fatto sprofondare il paese in termini occupazionali e i dati generali di Febbraio 2015 parlerebbero di un drammatico 23,2% di disoccupazione. I dati odierni non parrebbero più confortanti, anche se il Governo Rajoy può vantare dalla sua recenti miglioramenti riguardo le nuove assunzioni, che stanno pesando e peseranno sino al termine della campagna elettorale più che su un reale impatto occupazionale della popolazione, quanto meno in termini di stabilità e di sicurezza del posto di lavoro.
La spaccatura di Monedero non può certo essere sottovalutata, considerato il peso politico del co-fondatore, peraltro supervisore del programma elettorale di Podemos e nonostante lo stesso Monedero abbia manifestato comunque l’intenzione di spingere il progetto. Un programma, anti liberista sì, ben articolato altrettanto (ben 215 proposte) ma che tradisce probabilmente ciò che aveva permesso a Podemos di sfondare alle Europee del 2014, con uno storico 8% conquistato a soli cinque mesi dalla sua nascita: la capacità di guardare oltre il panorama politico tradizionale, rompendo gli schemi del bipartitismo spagnolo.
La ricerca di alleanze con i centristi, non pare aver aperto ed allargato il consenso e suscita le agitazioni degli esponenti di partito più accesi, desiderosi di non farsi abbindolare dalle stanze del “sistema”. Probabilmente è proprio questo che l’elettorato chiede a Podemos: una convinta battaglia contro il neoliberismo che possa magari anche prescindere dai numeri e dunque dal necessario compromesso delle idee pur di abbracciare l’ala dei moderati.
La prova del 24 maggio
Podemos parrebbe un partito diviso, tra chi vorrebbe sposare l’idea di una sinistra alternativa e chi, traducendo in politica l’indignazione sociale del popolo (si pensi alla protesta del 2011) preferirebbe una reale presa di distanza dalle distinzioni ideologiche destra-sinistra. Ma dinanzi al potere, e nel passaggio dal potere alla protesta, il rischio è quasi sempre quello di una attenuazione della base di partenza iniziale e dell’asticella dell’anticonformismo. Non è forse ciò che Alexis Tsipras sta sperimentando in Grecia? L’obiettivo di governare il Paese è stato raggiunto ma è chiaro che la staffetta Syriza-Troika (o istituzioni europee, che dir si voglia) lascia nelle mani del premier ellenico le difficoltà di mantenere fede ad un progetto che rischia di collidere con interessi spesso distanti e acutamente contrapposti. L’analisi su ciò che accade in Grecia, è fondamentale in quanto parallela ai progetti Syriza-Podemos e lasciano sul tavolo politico una domanda che si presta a molteplici dubbi: è possibile governare senza alleanze e compromessi? Se le strategie appaiono dunque divise tra la autenticità del partito e la sua possibile (spesso probabile) denaturalizzazione non può certo essere ignorata l’altra faccia del dissenso verso il bipartitismo Pp-Psoe, ovvero la vorace espansione di Ciudadanos, con a capo il leader e fondatore, Albert Rivera. Scenari numerosi e complessi, per un popolo, che dopo le amministrative e regionali del 24 Maggio, sarà anche chiamato a delineare i futuri rappresentanti nazionali, attraverso le elezioni politiche di Dicembre. E proprio a Gennaio 2015, i sondaggi vedevano in testa Podemos. Ce la farà?
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