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Politica, politici e chiacchiere…

Creato il 14 luglio 2012 da Giornalismo2012 @Giornalismo2012
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-Di Carmen Gueye

Apparteniamo ad una generazione che non ha visto la guerra, ma è nata all’apparire del cosiddetto “boom”: arrivava la televisione, in casa entravano frigoriferi e lavatrici, si comprava l’utilitaria per le gite fuori porta.
Si esaltavano le magnifiche sorti progressive dell’Italia, della neonata Europa (allora MEC, Mercato Comune Europeo) e del mondo intero; oltreoceano John Kennedy, un giovane e bel presidente al posto dei passati, pur meritevoli, ex militari o arnesi in grisaglia, faceva sperare nella pace e nel superamento di antiche divisioni.
Il Concilio Vaticano II apriva le chiese alle novità rituali ed alla società in movimento, aiutato dal “papa buono” Giovanni ventitreesimo. Nord e sud si affratellavano grazie all’emigrazione interna, in modo da realizzare la vera unità nazionale propugnata dagli antichi padri della patria.

Noi piccoli guardavamo la magica scatola e vedevamo i potenti di allora, nomi che facevano tremare: Fanfani, Andreotti, Rumor, ma pure Aldo Moro e gli emergenti leader comunisti, come Togliatti, peraltro presto scomparso, la sua vedova Nilde Iotti e qualche socialista dal passato combattivo come Pietro Nenni.
Non sarà stato il miglior parterre auspicabile, ma ci sentivamo protetti. L’Italia annodava legami un po’ con tutti, drenava finanziamenti e petrolio dai paesi amici e, pur appartenendo saldamente alla NATO, strizzava l’occhio oltrecortina. Tanti problemi come l’analfabetismo e terribili malattie, erano alle spalle definitivamente.

Lo zoom si sposta velocemente di qualche decina d’anni. Che ne è stato di quella classe politica? La rimpiangiamo?
Non potremmo davvero rispondere affermativamente, dopo aver appreso modi e tempi della gestione del potere, la tragedia di via Fani e una constatazione inoppugnabile: malgrado il benessere apparente, il paese si andava indebitando e riempiendo di oscure trame; non passava giorno senza episodi di terrorismo di ogni colore, stragi mafiose, episodi che la monopolista RAI nemmeno raccontava, come l’eplosione del fenomeno camorristico, che ebbe la sua prima eclatante manifestazione con il rapimento dell’assessore Cirillo e la vergognosa (per lo Stato) odissea di Enzo Tortora.

Fino a un certo momento storico, gli italiani, o almeno molti di essi, hanno mostrato di votare per convinzione; lentamente, però, quasi impercettibilmente, è subentrata la sgradevole sensazione che lo facessero per due ordini di ragioni: ideologia, senza se e senza ma, e opportunismo. Non sappiamo quale delle due opzioni sia la più desolante, visti i risultati.

Da veri parrucconi (lo diciamo prima che ce ne accusino), e, vergognandoci un po’, anche da ex liberal e magari con un passato un tantino hippy, ci ritroviamo, complice l’esperienza e l’età, a rimpiangere le Tribune Politiche ed Elettorali condotte dallo Zatterin o da Jacobelli, con i tempi rispettati, nessuno che urlava sopra l’altro, urbanità, forse…ipocrisia?
Sta bene, ora si è meno ipocriti. Purtroppo però, non si esprime nemmeno alcunché. Si ha sempre l’impressione che l’agone politico nostrano sia null’altro che una arena dove si regolano vecchi conti in sospeso, tra politicanti, ma pure tra giornalisti, assessorini locali e ci mancano solo le liti tra condomini; gente un tempo di estrema sinistra che si ritrova col ras del centrodestra, ex comunisti puri e duri passati alla Lega, la sinistra “antagonista” frantumata tra mille blateramenti, il maggiore partito progressista, nato in fondo solo come cartello elettorale, che si sfalda giorno per giorno.

E che dire di coloro che, eletti in una compagine, transitano in un’altra o nel gruppo misto? E’ possibile, ci rispondono, non abbiamo vincolo di mandato; ma a noi questa replica non serve! Parliamo alla persona, credevamo di avere un patto.

Scandali finanziari, ruberie e, riteniamo, stanchezza, hanno completato il lavoro e infiacchito anche i tigrotti di IDV, anzi il loro rustico leader. Risultato? La fiducia cala e la voglia di partecipare precipita.
Peccato. A noi la politica appare sempre come la cura della polis e averne perso interesse è stato dannoso nel momento in cui le crisi mondiali ci hanno travolto. Ora ci chiedono, anzi impongono sacrifici, ma ti alzi e va sempre peggio: cala il PIL (guai a parlare dell’illusorietà di questo fattore, lo fece un altro Kennedy, Bob, e sappiamo come è finito), vola lo spread, siamo stati declassati.

Dovremmo riprenderci l’Italia, ma come? Urgono proposte.


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