Nelle elezioni legislative anticipate del 5 giugno 2011 i socialisti portoghesi hanno registrato una sconfitta ben superiore a quella prevista dai sondaggi. José Sócrates, considerato ormai uno dei più disastrosi Primi Ministri della storia recente del Paese, è stato costretto a dimettersi dalla direzione del Partito Socialista.
Oltre alla crisi economico-finanziaria in cui è crollato il Portogallo, occorre tenere in conto che l’agnostico Sócrates è stato una delle figure più dannose verso la tradizione e la cultura del Paese che ha guidato. Ha infatti favorito leggi come il divorzio rapido, il “matrimonio” omosessuale e l’aborto, dopo un referendum che non ha raggiunto nemmeno il 50% dei votanti. Per questi motivi i socialisti hanno ottenuto appena il 28,5% dei voti nel 2011, contro il 37% del 2009 e il 45% del 2005.
Corrispondenza Romana informa anche che anche gli stalinisti del Partido Comunista Português non sono aumentati, mentre i trotzkisti postmoderni del Bloco de Esquerda hanno perso la metà dei deputati. Vincitore ne è uscito il Partido Social Democrata, un assembramento di liberali, conservatori e socialisti moderati (che integra il gruppo del PPE al Parlamento Europeo). Il CDS, democratici cristiani, sono rimasti al 12%. I due partiti si sono dovuti alleare per formare il nuovo governo, detto di centro-destra, che conta però una debole maggioranza in Parlamento. Si spera che almeno loro prendano in considerazione tutti i motivi della sconfitta dei loro avversari.
In Ultimissima 29/5/11 informavamo che la stessa cosa, per gli stessi motivi, è accaduta anche in Spagna al Premier ateo Zapatero e al suo partito politico.