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Postulati empirici sulla circolazione stradale nel Salento

Creato il 17 agosto 2011 da Paperoga
Postulati empirici sulla circolazione stradale nel Salento Le consuete ferie salentine si sono consumate. Sono abbronzato quasi come un venditore di cocco bello, sono stato a mollo per decine e decine di ore nelle acque adriatiche e ioniche, ho letto sotto l’ombrellone una quindicina di Tex ed ho gustato serate salentine rigorosamente lontane dalla calca agostana assieme a persone fidate e a sublimi pietanze annaffiate da una birra a volte anche artigianale. Ma per fare tutto questo, ho ovviamente dovuto muovermi nelle strade salentine in macchina. E tutte le tossine smaltite nelle attività sopra menzionate si sono ogni volta ripresentate non appena ho acceso la macchina e mi sono dovuto tuffare nel traffico del tacco d’Italia, fianco a fianco con l’atavica irragionevolezza degli automobilisti salentini. Ecco dunque, anzichè ameni racconti delle mie nuotate nell’acqua verde di Torre Lapillo, o dei sapidi turcinieddhri delle grigliate in campagna, o delle sanguinose disfide a racchettoni con Vlad, vi propongo un elenco rigoroso di assiomi, postulati, formulazioni, leggi che possano in qualche modo mettervi in guardia nel caso decideste di inabissarvi nel profondo sud-est auto/moto muniti. 1) La distanza tra un punto A e un qualsiasi punto B, in Salento, è sempre unito da una linea retta, e qualsiasi rotatoria vi si inserisca è solo uno stato mentale. Ho già scritto tempo fa che, ben più dei baresi, sono le rotatorie le nemiche odiatissime degli automobilisti salentini. Presenti ormai da una decina di anni ed in fastidioso aumento, vengono considerate dai miei conterronei un vero e proprio insulto alla ragione elementare. E bisogna comprenderli, checcazzo: il giorno prima il loro incrocio preferito era bello diritto, dominato dalla legge della giungla, terreno dei forti e dei coraggiosi. Lamiere e squarci di copertone sono ancora lì, ai bordi della strada, a rammentarci i tempi eroici in cui decine di valorosi salentini divenivano carcasse alla mercè degli avvoltoi pur di affermare l’orgoglio terrone ribelle ad ogni precedenza, semaforo, o semplice buon senso. E invece, queste cazzo di rotatorie rischiano di effemminare generazioni di cazzuti salentini obbligati a questo umiliante girotondo attorno all’incrocio. Dannazione, siamo nella frontiera, ed in un certo senso siamo americani dentro, amiamo la soluzione più diretta. Così come gli americani detestano i tornanti in montagna, e costruiscono strade diritte con pendenze mostruose che solo i loro potenti e inquinanti suvvoni sono capaci di percorrere, così noi terroni, amanti sublimi creatori della scorciatoia, percepiamo come uno stupro il dover cautamente aggirare qualcosa anzichè aggredirla selvaggiamente. Ma animo, qualcosa sta cambiando. La fiera gente salentina si sta ribellando a questa imposizione tutta nordica, a questa colonizzazione stradale padana. In una sorta di ribellione civile, alcuni di noi hanno deciso di ignorare la presenza di una rotatoria, e dunque di accellerare puntando dritto al centro  e provando a saltare in pieno stile Hazzard l’odioso ostacolo e passare indenni dall’altra parte e tiè, tanti saluti alla rotatoria. A tutti i noiosi cultori della razionalità, è inutile che protestiate, affermando che è matematicamente impossibile incidentarsi in una rotatoria. Cazzate. Noi terroni possiamo, vogliamo, dobbiamo. Capelli selvaggi al vento, siamo gli ultimi indiani che non si sono arresi alle riserve, e con le vostre regole del cazzo ci facciamo il vino. Il Primitivo. 2) In un luogo X, che chiameremo Salento, tra un punto A che chiameremo punto di partenza e un punto B che chiameremo punto di arrivo ci sarà sempre un punto C, che chiameremo ApeCar.  La velocità del punto C non supera mai i 15 km/h, dunque portatevi i cuscini per la notte. 3) Sempre nel predetto luogo X, tra il predetto punto A e il predetto punto B potrebbe non esserci il temuto punto C. Ma non rallegratevi. Al punto C, se mancate, si sostituisce sempre il punto D1, ovvero un lento attraversamento di pecore con tanto di pastori e cane, o il punto D2, ovvero un passaggio a livello sbarrato nell’attesa infinita del passaggio di un pulcioso treno locale immancabilmente vuoto. 4) La più breve distanza tra un corpo X e un corpo Y mai misurata in natura si riscontra tra due macchine in fila su una qualunque strada provinciale salentina. Ovvero, in Salento la macchina dietro di te ti si attacca letteralmente al culo, roba che puoi sentire il fiato sul collo del guidatore e anche l’odore dei suoi piedoni puzzolenti che premono sull’accelleratore. Non solo, la stessa macchina comincia ad ondeggiare ipnoticamente nel nervoso tentativo di sorpassarti sgommando. Non prenderla a male, è solo un modo per comunicarti che tra le tante virtù nostrane una manca clamorosamente all’appello, ovvero la pazienza. E se ci vedi nelle salentine strade schizzare frementi, bramosi di superarti e andare andare andare, non credere che questa fretta sia dovuta a chissà quale impegno. Probabilmente non abbiamo un cazzo da fare, ma le ordinate file rispettose dei limiti di velocità te le fai tu nel tuo noioso nord. Noi siamo slegati dalle pastoie e dai lacciuoli del tuo miope legalismo. Siamo gente viva, libera, sanguigna. E amanti devoti del cronico suicidio. 5) La velocità delll’auto di un soggetto A automobilista in prossimità di una striscia pedonale è inversamente proporzionale alla velocità di attraversamento della suddetta striscia pedonale da parte dello stesso soggetto A nelle vesti di pedone. Tradotto in soldoni, quei pedoni che vedete camminare sulle strisce pedonali con ostentata e odiosa lentezza, saranno gli stessi che, avendovi davanti il loro percorso in auto, proveranno a falciarvi senza alcuna cristiana pietà e lanceranno orripilanti maledizioni a voi stramaledetti impuniti camminatori di strade altrui possiate andare affanculo che la strada è di chi guida. 6) L’età media del patentato aumenta proporzionalmente con l’abbassarsi della latitudine del luogo in cui vive. Ovvero a noi salentini dalla macchina ci devi schiodare con un bastone, pure se abbiamo passato gli 80 anni, pure se abbiamo una pesante cataratta a coprirci gli occhi che manco lo slime, indifferenti all’abbassamento dei riflessi e dell’udito. Che ci frega a noi, tanto l’allegria con cui da noi si rinnovano le patenti è proverbiale. Dieci anni fa, quando ho rinnovato per la prima volta la patente, prima di me c’era un quasi ottantenne davanti alla tabella optometrica, ovvero quel cartello pieno di lettere di diversa grandezza che dobbiamo leggere ad una certa distanza. E la scena, mi potesse pigliare un colpo, fu questa: Medico: Allora, Mesciu Ucciu, facimula sta visita ca stau de pressa: (Allora Maestro Antonio, facciamo subito questa approfondita visita oculistica perchè avrei una certa fretta). Dopo di che il medico comincia ad indicare casualmente alcune lettere sulla tabella: Medico: “Questa?” Ucciu: “Mmm, A!” Medico ”None, G è! Pruvamu cu n’autra! Questa? “Ucciu” “Mmm, B!” Medico “Quasi, è una R! Senti avvicinate nu picca, stai troppu luntanu!” Mesciu Ucciu si avvicina praticamente a mezzo metro dalla tabella, e nonostante questo riesce a sbagliarne anche un’altra, confondendo una C con un ?. In due minuti il Medico firma e timbra un certificato da cui Mesciu Ucciu risulta avere la vista di un falco pellegrino. 7) Il lasso di tempo che trascorre tra un tuo insulto ad un automobilista e il rumore dei suoi freni che inchiodano sull’asfalto è direttamente proporzionale alla restante durata della tua vita. Ovvero, meno ci mette l’automobilista a captare l’insulto e a decidere di inseguirti, più probabilità ci sono che tu sia incappato in un irragionevole e pericoloso troglodita pronto a farti la pelle per vendicare l’onore macchiato. Non ha alcuna importanza che tu sia nel giusto, e che quell’ominide ti stesse per buttare fuori strada per un sorpasso azzardato o ti stesse per stirare sulle strisce pedonali. La ragione da queste parti non conta un cazzo, sappilo. Tu hai offeso l’onore di un guappo e l’onore si lava col sangue, il tuo. E quindi è bene che tu sappia che quella sgommata significa allarme rosso per la tua pellaccia, e così ti propongo un paio di arditi piani per salvarla: a) la fuga alla Steve Mcqueen:ingrana la marcia e fuggi come se non ci fosse un domani. Controsensi, viuzze strette, semafori rossi, non importa, il tuo obiettivo è seminare il gorilla. Se hai abbastanza sangue freddo, se credi di averlo seminato, parcheggia immediatamente la macchina e fatti una passeggiata a piedi fischiettando. b) la fuga del vile: ingrana la marcia e fuggi in una precisa direzione: una caserma dei carabinieri, una stazione di polizia, un distaccamento della guardia costiera, un bivacco della polizia a cavallo canadese, va bene tutto. Ci arrivi e ti parcheggi davanti. E’ un messaggio chiaro al buzzurro di turno: prova a farmi la pelle davanti agli sbirri, pezzodimmerda! c) la freddezza del tecnologico: fuga o non fuga, ti resta una sola cosa da fare, chiamare il 113 col cellulare, sperando che nella foga tu faccia il numero giusto e non ti risponda la sede locale dell’Avis, oppure tua nonna. Perchè, come gli arrestati nei film, puoi fare solo una telefonata. Prima che quell’uragano di 150kg di bontà in olio d’oliva ti piombi addosso e faccia sfregio delle tue carni.

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