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Potreste non mangiarli più

Creato il 07 aprile 2014 da Allocco @allocco_info

Posted by: rossasangue in Food, Ultimiarticoli 3 ore ago 0 14 Views

In un mondo in continuo riscaldamento anche il nostro cibo è a rischio, e gli agricoltori dovranno prendere sempre più e migliori provvedimenti per combattere questa e altre minacce.

Stando all’ultimo report dell’IPCC – Gruppo Intergovernamentale sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite – se è vero che alcune specie potranno crescere bene in un pianeta più caldo, è altrettanto vero che molte di esse subiranno gravi danni che potranno tradursi in raccolti più scarsi o in un amento dei costi di produzione e di trasporto. La presenza sul mercato di alimenti vitali come grano, riso e mais, ad esempio, si vedrà ridotta già a partire dal 2030 e scenderà ulteriormente al ritmo di un 2% per ogni decennio.

David Wolfe, professore di Orticoltura presso la Cornell University di Ithaca (New York), rincara la dose. “Nessuna coltivazione sta realmente rischiando la scomparsa”. È certo che l’agricoltura deve oggi fare i conti con le stagioni in continuo cambiamento, i prodotti chimici, il riscaldamento: il vero problema per gli agricoltori non è che non esistano rimedi per fronteggiare tali minacce ma che, finora, “non si erano mai trovati di fronte a qualcosa di simile”, afferma sempre Wolfe. Ciò nonostante, senza alcuni sani prodotti sarà difficile mantenere delle buone abitudini alimentari. Qualche esempio.

  • Avocado. L’assenza o la scarsità di acqua, necessaria alla crescita di questo frutto, potrebbe bloccare la produzione del guacamole in zone come la California, dove alcuni ristoratori ne hanno già previsto la scomparsa.
  • Le mandorle, come si sa, hanno bisogno di inverni freddi. La zona più minacciata è ancora la California, sempre più calda.
  • Uva. Anche il vino migliore al mondo, prodotto nella Napa Valley, ha un futuro incerto.
  • Latte. Le mucche hanno bisogno di basse temperature per produrne e non tutti gli allevatori possono permettersi un sistema di aria condizionata all’interno delle stalle. In questo modo, spiega Wolfe, potrebbe essere necessario trasportarlo da zone più fredde.
  • Alberi da frutta come meli e ciliegi. A causa di inverni miti e di ondate di gelo tardive (marzo/aprile), molti alberi da frutta già in fiore subiscono congelamenti con la conseguente perdita di raccolti per milioni di dollari.

 

fonte: www.nationalgeographic.com

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