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Precarietà e difficoltà economiche, di chi è la colpa?

Creato il 27 aprile 2011 da David Incamicia @FuoriOndaBlog

Precarietà e difficoltà economiche, per i giovani italiani è la mafia a bloccare lo sviluppo
di David Incamicia |
La condanna della mafia è unanime tra gli studenti sia del Nord che del Sud Italia: per il 70% di loro la criminalità organizzata incide negativamente sulle condizioni di sviluppo del Paese, oltre l'80% percepisce la mafia come fenomeno molto diffuso e quasi il 64% dei giovani dai 16 ai 19 anni vive l'ingerenza mafiosa come un ostacolo al proprio futuro professionale e personale. E' quanto emerge da un'indagine sulla percezione mafiosa condotta per il quinto anno consecutivo dal Centro studi Pio La Torre: coinvolti 2500 studenti di 94 scuole distribuite su tutto il territorio italiano.
Oltre il 90% del campione esprime ''nessuna o poca fiducia'' nei politici nazionali e locali, un sentimento che si estende per il 60% ai giornalisti, ritenuti ''al soldo di chi detiene il potere'', e ai sindacalisti considerati ''l'emanazione di qualche schieramento politico''. Tra le attività illegali percepite trasversalmente da Nord a Sud Italia spiccano lo spaccio di droga, il pizzo, il lavoro nero e le discariche. Il luogo di informazione primaria rimane la televisione, mentre è ancora la scuola la sede dove se ne discute maggiormente.
Quanto alle ragioni che rendono la criminalità organizzata così pervasiva, per l'83% dei ragazzi la mafia è "forte perché si infiltra nello Stato", per il 73% "perché fa paura" e per quasi il 40% "Stato e mafia coincidono". Alla domanda se sia più forte lo Stato o la mafia solo il 13% ha risposto lo Stato, il 25% le ritiene ugualmente forti, il 54% la mafia.
Secondo gli studenti, tra le iniziative che lo Stato dovrebbe prendere per sconfiggere la criminalità organizzata, occorre colpire la mafia nell'economia (24%), educare alla legalità (20%), combattere la corruzione (20%). Solo poco meno del 5% ritiene un'arma utile incrementare l'occupazione e appena lo 0,59% agevolare il pentitismo.
Il problema della mafia, o delle "mafie", non è soltanto un problema italiano, ma è un problema che incide sui fenomeni di sviluppo e di crescita dell'intera società europea, nel quadro della globalizzazione. Un nuovo modello di sviluppo che l'Europa sta provando ad adottare al fine di arginare il radicamento della criminalità organizzata nelle società, passa necessariamente per il rafforzamento dei diritti. Il Comitato economico e sociale europeo è infatti impegnato da tempo a presentare proposte e soluzioni nell'intento di rendere protagonisti gli attori della società civile nell'azione di contrasto e prevenzione dei fenomeni legati alle mafie, e per il rilancio dello sviluppo: sviluppo umano e sociale, sviluppo territoriale, sviluppo delle imprese.
In particolare nel nostro Paese, il collegamento con il tema dello sviluppo e dei fenomeni che lo ostacolano costringe, purtroppo, a dover parlare assai spesso di mafia. Proprio nel contesto della globalizzazione, le mafie hanno visto crescere i loro traffici e la loro presenza all'interno di settori chiave dell'economia italiana (dai rifiuti all'edilizia, fino agli appalti pubblici in generale), finendo per penalizzare soprattutto i giovani, già afflitti da una condizione di esasperante precarietà sociale, pregiudicandone le prospettive di crescita personale e professionale.
A combattere contro queste forme di deterioramento dell'economia e della società - che seminano illegalità, frenano lo sviluppo economico e limitano lo Stato di diritto - continua a distinguersi la lotta della società civile, per l'affermazione piena e definitiva di una Italia libera dove siano garantiti il rispetto della cittadinanza, il dovere di informazione, i principi di legalità e giustizia, la piena realizzazione di un'economia fondata sulla solidarietà.
Si può citare l'esempio, in proposito, oltre alla notissima associazione Libera fondata da Don Luigi Ciotti, di Confindustria Sicilia che porta avanti un lavoro senza precedenti di denuncia a tutte le forme di regolazione e infiltrazione mafiosa, incentivando comportamenti di legalità da parte dei rappresentanti delle proprie imprese e contemplando anche sanzioni per coloro che si rendono responsabili di collusione. Una più forte collaborazione con lo Stato, nonché l'impegno e la tutela verso le imprese che scelgono la via della legalità, ne hanno fatto un modello di attenzione attiva e partecipe al problema della lotta alla mafia.
Lotta alla mafia che rappresenta pure un percorso, nell'ambito delle iniziative della società civile, per la parallela battaglia contro i fenomeni che consentono il persistere, specialmente nel Mezzogiorno d'Italia, di ataviche condizioni di povertà e di arretrattezza. Con l'obiettivo di realizzare appieno uno sviluppo economico e sociale sano, durevole e "di tutta" la società, capace di conservarsi affrancandosi dagli effetti nefasti e distorsivi che derivano dalla presenza della fitta rete criminale, alla luce di un rinnovato impegno verso l'etica i cui principi non possono certamente essere distinti e disgiunti da quelli che devono regolare l'economia.
La riflessione ultima che deriva da tali considerazioni, e dalla rilevazione statistica che ha visto i giovani al centro dell'indagine del Centro studi Pio La Torre, è che sempre più di frequente la cosiddetta "società civile" coincide coi giovani stessi, particolarmente sensibili rispetto alle questioni di rilevanza sociale. Circostanza che se da un lato promuove l'attitudine civile delle nuove generazioni le quali, malgrado un futuro oscuro, riescono a trovare utili spazi di impegno nel presente, dall'altro conferma un quadro sociologico della nostra Nazione quanto mai compromesso sul piano della coesione morale e culturale, con larghi strati della fascia di popolazione più "matura" privi di consapevolezza e ormai assuefatti al quadro degradato che li circonda.
Constatazione ancor più amara laddove si riflette che è impossibile, ai fini dello sviluppo, perseguire quell'obiettivo di tenere uniti i principi etici con quelli economici se a venir meno è proprio il requisito fondamentale dell'etica pubblica nella condotta politica e istituzionale. E pure in politica, così come nella cultura e nel lavoro, si sa che ai giovani italiani ogni spazio è disgraziatamente precluso.


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