Gli scritti arrivano da varie regioni. Lo scorso anno i primi tre classificati erano concorrenti residenti in altre regioni. Questo fatto aveva comportato che nel 2013 non avevamo organizzato una premiazione, ma avevamo solo spedito le targhe. Anche quest’anno il secondo classificato non ha partecipato causa impegni personali alla Premiazione. IL secondo classificato è una nostra collega psicologo psicoterapeuta della Sicilia.
II CLASSIFICATO PREMIO LETTERARIO PSISES:
LA STORIA DI LEI a Silvia Reitano
E’ la storia di una donna chiamata LEI. La tristezza di un lutto, quello della sorella che le segna la vita. Una cascata di conseguenze, vissute nel silenzio, perché di dolore non si deve parlare. Lei vive una vita non sua, fatta di scelte non volute, quelle scelte che si devono fare, ma che non avresti mai voluto fare, una vita che ti accorgi essere distante.
BREVE ESTRATTO DALLO SCRITTO:
C’era una volta Lei. Lei che viveva in una famiglia serena, tranquilla, affidabile, attorniata da fratelli e sorelle che le volevano un gran bene. Lei che cresceva, fino all’adolescenza, con la consapevolezza che il mondo era un bel posto, dove tutti vivevano sereni e felici. Ma un brutto giorno, il mondo decise di voltarle le spalle, portandole via la sua sorella preferita, quella che la coccolava e la proteggeva, quella con cui si confidava, quella che la ascoltava senza sosta nelle notti buie. E da quel giorno la sua storia cambiò. Un solo messaggio, implicito, da parte della madre: “di questo dolore non si deve parlare, chi soffre deve tenerlo per sé, se si piange la famiglia è distrutta”.
Un giorno Lei incontrò un Lui: non le faceva battere il cuore, non luccicavano gli occhi alla vista, forse non sembrava proprio il grande amore, ma le offrì qualcosa che in quel momento le sembrò il dono più grande che qualcuno potesse mai farle: la libertà.
Pochi mesi dopo però, si accorgeva, tristemente, che era passata da una trappola a un’altra, e che il mito che le era stato trasmesso in famiglia per tutta la vita, la stava annientando. Guardandosi allo specchio si vedeva come sua madre, triste e spenta, anzi no, come suo padre, che dopo tanti anni, continuava a stare accanto a una donna che la depressione aveva reso insopportabile, solo perché era sua moglie, e le aveva giurato “nella buona e nella cattiva sorte”.
Lei fu forte, tenace, caparbia: andò via, temeva per sempre, ma in quel momento non importava. E fu così che incontrò un altro Lui: bello come il sole, un po’ immaturo forse, ma interessante, andava bene per una relazione senza impegno; in fondo, da ragazza le era mancata una storia così. Ma l’impegno arrivò, inaspettato, improvviso, e la travolse come un mare in tempesta: un bambino. Subito: la gioia di diventare madre. Subito dopo: “come farò a dirlo ai miei?” Ma un bambino si sa, è una gioia, e a volte può generare reazioni imprevedibili: tutti erano felici, i nonni di diventare nonni, gli zii di diventare zii, anche se di un bimbo nato nel peccato (nessuno aveva realmente pronunciato quelle parole; certe cose non si dicono, ma si capiscono).
Di notte a volte piangeva, pensava alla vita che le aveva tolto una sorella così cara e soffriva: del dolore non si parla però, passerà, ma non passava mai.
Passavano gli anni, la bimba cresceva, lei si scopriva spesso poco sicura di sé e delle proprie capacità, ma andava avanti.
Il giorno dopo, urlando e andando via sbattendo la porta, le diceva di amarla infinitamente. Le diceva che non voleva più saperne di lei, e quando lei non lo cercava la assillava finché non lo riaccoglieva: “Né con me, né senza di me”. Lui non sopportava di vederla stare bene perché questo lo faceva sentire ancora più inadeguato: ciò che li aveva uniti ora li stava dividendo.
Il percorso fu lungo e doloroso… E così, non senza grande sofferenza, chiuse ancora una volta una porta. Per sempre. E andò dai genitori, ancora una volta, a dire che era finita: e non ci furono urla, non ci furono pianti né disperazione: anche la madre e il padre, a modo loro, avevano capito che avevano davanti una donna matura .. Da quel giorno, Lei insegnò alla figlia che del dolore si può e si deve parlare e che c’è sempre spazio per i sentimenti… Forse non una moglie, ma alla fine, nella vita, si può davvero ottenere tutto quello che si vuole?
….e vissero per sempre felici e contente!
IL PREMIO SARA’ SPEDITO ED E’ STATO CONSEGNATO SIMBOLICAMENTE ALLA DOTT.SSA DE VITO DANIELA