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Previsioni oro, cosa sta accadendo grazie alle banche centrali

Da Mrinvest

Previsioni oro, cosa sta accadendo grazie alle banche centrali
INVESTIRE IN ORO

Tempi di novità per gli investimenti in oro, principalmente indirizzate dai comportamenti assunti dalle principali banche centrali. Sulla base di quanto sopra, e verificato anche quanto avvenuto nel mese di dicembre, quando il Quantitative Easing non era ancora formalizzato, e quando la Banca centrale svizzera non aveva ancora deliberato le proprie decisioni sul cambio del franco, sembra proprio che il metallo prezioso possa presto tornare al centro delle attenzioni degli investitori internazionali, pronti a far lucro su una materia prima che negli ultimi anni ha vissuto un’altalena di emozioni (e di quotazioni) particolarmente rilevante.

Ma andiamo con maggior ordine. Lo scorso mese le banche centrali di Russia e Olanda hanno fatto incetta di oro, andando a comprare metallo prezioso in grande quantità, e aggiungendo 30,34 tonnellate alle loro riserve, che già prima di questa nuova fase di shopping erano già di per sé particolarmente consistenti. Gli interventi posti in essere dagli istituti monetari sembravano giustificare la ripresa delle quotazioni, che dopo esser scese fino a quota 1.150 dollari l’oncia nel mese di ottobre (praticamente, un valore appena sufficiente per coprire i costi di estrazione dei principali produttori) sono poi tornati verso quota 1.300 dollari l’oncia.

Ebbene, tra i due comportamenti quello più sorprendente è certamente quello di casa nostra. Se infatti la politica avviata da Mosca non stupisce (in ambito di sanzioni, le riserve della Federazione sono schizzate a quota 1.207 tonnellate), quella olandese è più sorprendente, visto e considerato che l’incremento di 300 mila once (complessivamente, un totale di 20 milioni di once, 622 tonnellate) rappresenta infatti il primo incremento delle riserve auree dei Paesi Bassi mai avvenuto dagli ultimi anni dello scorso millennio. Ma che informazioni poter trarre da tutto ciò?

Fondamentalmente, la mossa compiuta nelle ultime settimane conferma quanto sia ampio l’appetito delle banche centrali nei confronti del metallo prezioso. Tuttavia, lancia anche un ulteriore allarme: l’effettiva corrispondenza delle riserve a quanto affermato al Fondo Monetario Internazionale da parte della Russia. Insomma, seppur nessuno lo afferma apertamente (e noi non saremo da meno, considerata l’impossibilità di dimostrare con i fatti quanto si suppone), è possibile che le riserve russe siano ben superiori a quanto affermato (e che vedrebbero oggi Mosca al quinto posto mondiale, con un livello che è praticamente la metà di quanto ammonta nelle casse italiane, a nostra volta al terzo posto mondiale dietro Stati Uniti e Germania). Identico discorso per la Cina: sebbene le riserve ufficiali ammontino a 1.054 tonnellate, è possibile che il dato reale sia in realtà ben superiore a 4 mila tonnellate, con ciò che ne consegue sulla difficoltà di effettuare le opportune rilevazioni in merito.

In aggiunta a quanto precede, si tenga anche conto che rimane il nodo delle mosse delle banche centrali apparentemente secondarie. Si sono mosse sul mercato in maniera molto convinta nei confronti dell’oro anche le banche centrali di Kazakhstan, Malaysia, Bielorussia, Grecia, Kirghizistan e Serbia. Una stagione di shopping ancora a buon mercato, che nel corso dei prossimi mesi potrebbe contribuire a rinvigorire il prezzo del metallo prezioso, verso quotazioni dimenticate da tempo, e verso previsioni che potrebbero sorprendere gli analisti più pessimisti, per i quali anche il 2015 non riserverà grandi e positive sorprese in casa dorata.


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