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Prima spendi, poi tassa

Creato il 17 settembre 2013 da Keynesblog @keynesblog

Prima spendi, poi tassadi Gustavo Piga

Da due anni [...] abbiamo chiesto, ai vari Ministri e Presidenti che si sono succeduti sullo scranno della politica economica, di usare i costanti incrementi di tasse a cui hanno fatto ricorso - per abbattere un debito che invece si nutriva proprio dei frutti di questi aumenti recessivi delle imposte per crescere - per finanziare nel sistema economico quella domanda di beni e servizi che non appare volersi materializzare con la mano invisibile, né via famiglie italiane via consumi né Via imprese italiane via investimenti.

Una manovra, quella della nostra proposta, espansiva e a saldo zero di bilancio: le tasse sottratte a cittadini e imprese restii a domandare vengono ridate a cittadini ed imprese via domanda pubblica, uscendo dal tunnel buio e permettendo di creare lavoro e reddito.

Quindi aumento di tasse prima, da usare poi per un aumento di spese e di PIL e occupazione. Certo meno espansivo di un mero aumento di spesa pubblica, ma sempre utile per un Paese dal debito alto di cui i mercati temono l'esplosione (che in realtà c'è stata sì, ma a causa dell'austerità montiana o lettiana).

Una idea vecchia come il cucco. Poco capita o che poco si vuole capire ( Monti non la capì, credo, quando gliela spiegò Stiglitz a Roma; dubito che Letta la abbraccerebbe).

Ma il Sig. Abe, premier giapponese, adesso spiega a Stiglitz qualcos'altro , non così tanto vecchio come il cucco. Anzi di nuovissima ideazione, per un Paese anch'esso con un altissimo debito pubblico. Un'inversione dell'ordine dei fattori: un aumento di spesa pubblica (già fatto) prima e, una volta misuratone l'impatto formidabilmente espansivo, calmierato poi da un aumento di tassazione. E quindi, di nuovo, a saldo di bilancio pubblico zero.

Uguale? Non credo proprio. Aumentare tasse prima e spesa pubblica poi rischia di generare un entusiasmo ridotto ("ma veramente l'aumenteranno poi questa spesa e domanda pubblica? e se alla fine non fanno che aumentare le tasse?") e viene lanciata comunque con una prima parte che riduce il PIL (l'aumento di tasse). Aumentare la spesa pubblica prima permette di generare entusiasmo (se è spesa buona) e PIL da subito, rinvigorendo le aspettative. A quel punto l'aumento delle tasse sarà solo un dolcetto per quegli operatori di mercato che si preoccupano dell'aumento di debito successivo alla crescita.

Ed infatti...

In Giappone hanno aumentato la spesa pubblica, le stime per la crescita del primo trimestre sono state clamorosamente riviste dal 3,8% ad un enorme 4,1% e l'annuncio di un aumento dell'IVA dal 5 all'8% ha buone chance di non influenzare più di tanto le aspettative oramai entusiastiche degli operatori.

In Italia? Non cito nemmeno i numeri per la tristezza che fanno. Comunque si parla di giocare con tasse in più, tasse in meno, da subito, confondendo gli operatori e certamente non stimolando fiducia. Per di più senza pensare mai a stimolare la domanda interna con più spesa buona.

Può darsi che la manovra giapponese fallirà. Può darsi che il braccino italico sarà salvato da una ripresa mondiale straordinaria. Eppure non posso che ammirare il gioco rischioso ma visionario dei nipponici. Si vive una volta sola, ed è meglio rischiare di perdere la poltrona ma salvare il Paese che salvare la prima e perdere il secondo.


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