L’ottimo blog di Paolo Attivissimo, dal nome esplicativo “Il Disinformatico“, da anni contiene al suo interno una rubrica molto famosa chiamata “Servizio Antibufala” che si occupa (e lo fa ancora) di smascherare tutte le notizie, molte delle quali facilmente riproposte dai media a livello nazionale, poi rivelatasi clamorosamente false.
All’inizio si trattava di notiziole che arrivavano via mail tipo richieste di raccolta fondi per pagare interventi chirurgici a bambini o adulti che non esistevano, catene di sant’antonio, prodotti nocivi per la salute contenuti in beni alimentari di largo consumo e varie tesi complottistiche mirabilmente sconfessate con una approccio rigorosamente scientifico.
Fatta questa premessa e consigliata vivamente la consultazione del blog citato, urge una considerazione circa lo stato dell’informazione in Italia.
Si scopre oggi ad esempio che dopo una campagna allarmistica martellante, condita da denunce penali e schiere di donne atterrite corse ai ripari immediatamente, le famigerate protesi al silicone PIP non sono tossiche. Ma come? Se ne è parlato per settimane e si scopre oggi che al massimo “si rompono più facilmente di altre”.
Questa è solo l’ultima delle notizie trattate in modo superficiale ma che riguardano la salute di molte persone.
In passato abbiamo avuto Gerry Scotti candidato segretario per il PDL, notizia falsa partita da un tweet ironico oppure la lista civica del PD capitanata da Roberto Saviano, anche quest’ultima falsa.
L’informazione vive un’era nera, che più nera non si può, chi segue con attenzione il flusso delle notizie non è più sicuro di nulla e, a questo punto, ci si chiede pure se deve avere senso comprare i quotidiani ogni giorno solo perché ogni pubblicazione smentisce quella dell’uscita precedente.
Non si può vivere sfruttando il pensiero popolare del “se l’hanno detto/scritto qualcosa ci sarà pure di vero”.
Il bello è che proprio da alcuni di questi organi di informazione nascono le lotte all’insegna della libertà di stampa e della trasparenza salvo poi utilizzare con disinvoltura le notizie senza alcuna verifica preventiva, notizie che al 99% dei casi incidono sulla vita di esseri umani.
Oggi scopriamo, ad esempio, che il manager a capo dell’istituto di vulcanologia, pur avendo conseguito un titolo all’Isef non è un insegnante di ginnastica ma ha due lauree e ricopre ruoli manageriali da 18 anni con ottimi risultati.
Pochi insignificanti esempi che contribuiscono, giorno dopo giorno, soprattutto per chi legge ogni giorno la stessa testata, magari esplicitamente schierata, a formarsi un’opinione e una visione di un Paese che semplicemente non esiste.
Aspettando di scoprire i complotti giudaico-massonici o le trattative stato-mafia o chissà, magari anche qualche intrigo vaticano, alla base del tragico attentato di Brindisi, non resta che constatare la morte cerebrale dell’informazione, senza nemmeno che valga la pena espiantare gli organi.
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