In data ancora da definirsi (ma dovremmo quasi esserci), si celebreranno le primarie del Partito democratico e del centrosinistra tutto. L’appuntamento sarà di fondamentale importanza non solo per i cittadini che si recheranno nei gazebo, o che ipotizzano di dare il proprio voto alla sopracitata coalizione, ma anche per chi si asterrà, o voterà per altri schieramenti.
Questo, per due ragioni: ad oggi, chi dovesse prevalere sarebbe il maggiore indiziato per la vittoria delle “secondarie”, ovvero le elezioni che contano; ma, soprattutto, serviranno a tutti a ricordare che siamo ancora una democrazia, in cui capo dell’esecutivo lo diventa chi vince le elezioni, e che il “governo tecnico” non può che essere una parentesi,contrariamente a quanto sembra pensare il gotha dell’economia e dell’informazione italiana.
Candidati sono Bersani, Vendola, Renzi, con Puppato, Gozi, Civati (gli ultimi ancora in forse): classico esempio della sindrome delle zanzare delle Bahamas (dal minuto 1:48).
Infatti, leaders di Pd e Sel esclusi, tra gli altri candidati ci sono più tratti comuni che differenze e la candidatura multipla non fa altro che ridurre le possibilità dello schieramento “rinnovatore”, e tutto ciò per cosa, poi, se non per una visibilità che ora non hanno?
Intendiamoci, considero Puppati, Gozi e Civati ottimi politici, magari anche ottime persone, Puppato è forse l’unica che è riuscita a vincere ed a governare (bene) nei feudi leghisti, e non averla portata in Parlamento per un Antonio Gaglione qualsiasi è sicuramente stato un errore abnorme; ma, considerato che la situazione impone di giocare per vincere, bisogna essere realisti: nessuno di loro ha le possibilità di Matteo Renzi per carisma, visibilità, astuzia e capacità di attrarre voti dagli altri schieramenti.
Tale argomentazione è stata utilizzata a mo di “fatwa” da dirigenti di partito e giornalisti per bollare il sindaco di Firenze come “persona di destra” ed incutere ripulsa nello zoccolo duro degli elettori di centrosinistra, ma, sorvolando sulla piena compatibilità tra essere liberal ed essere di sinistra (Blair, Clinton, Obama, Schroeder), è anche un non-sense logico: insomma, se si punta solo ai voti presi l’altra volta … va a finire che si perde di nuovo! (e mi auguro che riconsegnare il Paese alla destra non sia l’obiettivo di qualcuno, dalle nostre parti).
Altra eresia che si addebita al “rottamatore” è l’essersi affidato ad uno spin doctor esperto di comunicazione: Giorgio Gori. Anche questa, argomentazione fallace: prima ci lamentiamo che la sinistra al governo sembra faccia peggio di quello che in realtà fa, proprio perché non sa comunicare, e poi siamo pronti al crucifige non appena qualcuno prova a rimediare. Poi, a mio modestissimo avviso, non pretendere di far tutto da sé, ma circondarsi di gente capace, può considerarsi solamente meritorio. D’altronde, non è che in altri paesi si faccia diversamente, e, sempre a mio modestissimo avviso, la qualità del dibattito pubblico è leggermente più alta.Certo, neanch’io condivido in toto le posizioni di Renzi, non faccio i salti di gioia per la sua partecipazione al family day, ma sono altri i motivi che mi convincono a votarlo:
- Il programma, lui, ce l’ha, Bersani, non mi sembra (anche se vogliono farci credere il contrario).
- La piena identificazione con un candidato non esiste, a meno che ognuno di noi non fondi il proprio partito ineluttabilmente personale.
- Una politica veramente liberal, in Italia, non l’ha ancora fatta nessuno, al contrario di quella consociativa e conservatrice, che, invece, è stata bipartisan.
- “Se vinco io, non finisce il centrosinistra, ma la carriera parlamentare di D’Alema”, e con la sua quella di Veltroni, Bindi, Penati e compagnia, che, giusto per ricordare, sono stati i protagonisti di venti anni di sconfitte politiche, e che sono ancora lì, a discettare, dall’alto della loro esperienza (di sconfitte, ripeto), di sistemi elettorali, futuri governi, e fantomatiche riforme.
Per questi motivi, voterei Matteo Renzi.