Primo Piano Film Anni felici di D. Luchetti
Anni felici: L’implosione della coppia e l’esplosione delle passioni con lo sguardo da bambino
Un titolo pieno di ironia per raccontare gli anni complicati di un’infanzia trascorsa in mezzo alle altalene umorali e emotive dei propri genitori. Questo è Anni Felici, commedia agrodolce firmata Daniele Luchetti, che sceglie di raccontare la sua famiglia in bilico tra cronaca e invenzione, memoria e fantasia. Al centro della trama, la burrascosa relazione tra i suoi genitori. Una madre nervosa e instabile (Micaela Ramazzotti). E un padre troppo preso dall’arte e da se stesso, marito fedifrago e assente, che finisce per mettere la famiglia sempre al triplo posto (Kim Rossi Stuart). Nel mezzo, due bambini (i bravissimi Samuel Garofalo e Niccolò Calvagna) tentano di crescere, di comprendere faticosamente ruoli e circostanze, di orientarsi da equivoci e bugie. E lo fanno annaspando da soli, senza un buon esempio, senza protezione. “Ancora oggi risento molto di questa educazione un po’ selvatica ricevuta da mio padre – racconta il regista – Questo film resta però un grande atto d’amore per l’umanità dei miei genitori che sono stati in grado di vivere le loro passioni fino in fondo. E insieme, attraverso una parte inventata, la misura di quanto non siano stati capaci di viverle veramente“.
Un commento, più tecnico, sull’aver girato il film in pellicola: “Per ragioni commerciali la pellicola muore, questo è forse l’ultimo film che gireremo in 35mm. Per me la pasta della pellicola è l’immaginario del cinema. Il digitale, nonostante i vantaggi di struttura tecnica indubbi di leggerezza, per quanto illusori, è una tecnologia nuova e immatura che ci fa ripensare il modo di fare cinema“. Parola di un autore che, come il film ben mostra, ha iniziato da piccolo a girare con la sua cinepresa: “Quella che vedete nel film era la mia vera cinepresa. In quegli anni il mio diario era rappresentato da quei filmini, che ho resuscitato per il film, molto simili a quelli che abbiamo rifatto. Anche se non così a fuoco“.
Nel cast anche Martina Friederike Gedek (la ricorderete per la sua performance nel film tedesco Le vite degli altri), nei panni della donna che insinua il dubbio nella coppia, ennesima e decisiva crepa in un rapporto che finisce per distruggersi, in una giostra infernale di tradimenti, dubbi, passioni, ricatti e egoismi mascherati da libertà.
Un film complesso da giudicare, proprio perché tratta di una storia estremamente personale. Anche per questo Luchetti ha preferito proteggerlo, portandolo a Toronto anziché alla Mostra di Venezia: “Ero già stato in entrambi i festival, ma a Toronto le proiezioni sono più rilassate, un film non è mai questione di vita o di morte: mi è mancata l’atmosfera sontuosa e solenne della proiezione veneziana, una sorta di rito sacro con applausi meravigliosi che regalano a tutti i film. Non pensavo che il mio film fosse debole e di certo non avevo paura d essere fischiato in sala grande. Però a Venezia il mercato è meno forte: a Toronto c’erano 400 compratori“.
di Claudia Catalli per Oggialcinema.net