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Primo Piano Film Gravity di A. Cuarón

Creato il 02 ottobre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Primo Piano Film Gravity di A. Cuarón

Due premi Oscar, George Clooney e Sandra Bullock, uno dei migliori registi della nuova generazione messicana, Alfonso Cuaròn, un 3D mai così efficace ed avvolgente, lo spazio infinito dell’universo come unica scenografia. Sono questi gli elementi portanti dell’attesissimo Gravity, che dopo aver aperto con clamore l’ultima Mostra di Venezia, si appresta ad arrivare nelle nostre sale cinematografiche. Ma nonostante gli applausi ricevuti alla première del Lido e gli apprezzamenti della critica, a battezzare veramente il film di Cuaròn è stato il commento entusiastico di James Cameron, uno che con la fantascienza e il 3D ha una certa dimestichezza: “è il miglior film sullo spazio di sempre, con la miglior fotografia ‘spaziale’ mai vista sullo schermo, e Sandra Bullock è straordinaria, spero che a Hollywood si rendano conto di cosa sia riuscita a fare con questo film”. Parole non da poco quelle pronunciate dal regista di Titanic e Avatar, che devono aver riempito di orgoglio Cuaròn, la Bullock e tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del film. L’investitura di Cameron è un primo risarcimento e riconoscimento per il notevole lavoro svolto, perché non è stata di certo un’impresa semplice portare a compimento un’opera tanto complessa, sia da un punto di vista formale sia interpretativo sia di scrittura. Gravity è infatti una pellicola di genere assolutamente atipica, che pur essendo assolutamente spettacolare vuole entrare a capofitto nell’animo dei personaggi e spogliare la fantascienza della sua consueta natura futuristico-avveniristica rendendola semplice cornice formale di una storia (quasi) di vita quotidiana. Sì, perché nel film non troviamo alieni, navicelle ipertecnologiche, porte spazio-temporali, robot dalle sembianze umane e via dicendo. La storia ha uno spunto assolutamente realistico: un esperto astronauta alla sua ultima missione e una giovane ingegnere alla sua prima esperienza nello spazio si ritrovano insieme nell’oscurità della galassia per riparare una stazione americana. Da questo soggetto poi nessuna divagazione immaginifica, ma solo la verosimile minaccia di una pioggia di detriti che distrugge il loro shuttle e li lascia spersi nell’universo. Inizia così una lotta tra l’uomo e la natura, una natura non terrestre ma spaziale. Tradotto: una sfida senza forza di gravità, con il pericolo di finire l’ossigeno nella tuta, con una diversa percezione dei suoni e con leggi fisiche anomale e completamente diverse da quelle terrene. La sfida dei personaggi in questo senso è diventata anche la sfida di Cuaròn e dei suoi collaboratori che si sono dovuti confrontare con la rappresentazione realistica di eventi catastrofici i cui effetti fisici seguono delle logiche imprevedibili: “Non è proprio la nostra materia ed abbiamo lavorato con esperti di fisica e astronauti – spiega il regista – perché nello spazio si fanno movimenti controintuitivi e dovevamo capire quando e come si reagisce in un modo o in un altro. In più, proprio per ottenere degli effetti reali, non è stato semplice lavorare sulle perfomance di George e Sandra. Abbiamo dovuto isolarli a volte e cercare di farli entrare, non tanto fisicamente, ma soprattutto mentalmente in un mondo senza gravità. Poi certamente delle libertà ce le siamo prese, ma abbiamo sempre cercato di rimanere legati alla verosimiglianza”. Una ricerca di realismo perseguita quindi anche dai due interpreti e che ha costretto quest’ultimi ad un notevole sforzo fisico e mentale. “Quando Alfonso mi ha spiegato come avrebbe realizzato alcune scene – racconta la Bullock – con cavi che mi tenevano sospesa nel vuoto e mi avrebbero fatta volteggiare, ho pensato che mi sarei dovuta rinforzare e mi sono messa a lavorare sul mio fisico con un preparatore personale.” “La cosa più difficile – aggiunge Clooney – era controllare le nostre reazioni come se ci trovassimo davvero nello spazio”.
Uno spazio che in Gravity oltre ad essere una magnifica e pericolosa scenografia si fa anche metafora delle difficoltà dell’esistenza umana. “Io e mio figlio Tomas, con cui ho scritto la sceneggiatura – spiega Cuarònvolevamo fare un film su due personaggi in un ambiente ostile, alle prese con delle avversità. Il nostro obiettivo era indagare le conseguenze psicologiche del confronto con queste avversità, solo in seguito abbiamo avuto l’idea di ambientarlo nello spazio”. E ci vien da dire: fortunatamente! Perché il risultato è uno spettacolo unico senza precedenti, sorretto da un ritmo frenetico e sotteso da un’atmosfera angosciante che tiene incollati alla poltrona. Con Gravity, Cuaròn sviluppa ancora di più le sue capacità tecniche, espresse già con forza ed efficacia nel suo ultimo “I figli degli uomini”, e sorprende ed ipnotizza con una regia che non lascia niente al caso. Se non vi fidate del nostro giudizio, fidatevi almeno di quello di James Cameron.

di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net

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