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Primo Piano – Film Passioni e desideri di F. Meirelles

Creato il 17 giugno 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Film Passioni e desideri – Un amore a 360 gradi

Non si conosce ancora il perché un film di questa portata, arrivi nelle sale italiane solo dal 20 giugno. Datato 2011, Passioni e Desideri, è stato presentato a molti festival inglesi tanto da attirare l’attenzione su di se non solo per una vicenda molto particolare, ma soprattutto per la presenza di noti attori hollywoodiani che hanno condiviso la scena. Pensate che il regista Fernando Meirelles è riuscito a far vivere sotto lo stesso tetto cinematografico, attori come Jude Law, Rachel Weisz, Anthony Hopkins e Ben Foster.
Dopo aver conquistato l’ Oscar per la regia con lo strabiliante City of God nel 2004, Meirelles si è dedicato a storie dal carattere più europeo utilizzando una narrazione asciutta e sintetica. Uno stile, questo, che continua ad applicare anche in Passioni e Desideri, facendolo diventare il punto di forza di un film altrimenti ad alto rischio di complessità. La vicenda essenzialmente è un’analisi della morale sessuale all’interno delle varie classi sociali, operata attraverso la rappresentazione di alcuni personaggi che hanno relazioni all’interno del proprio ceto e con membri di classi sociali diverse.
Portare sullo schermo un’opera di Arthur Schnitzler famoso scrittore austriaco, non è certo una scelta facile, invece Fernando Meirelles nella realizzazione di Passioni e Desideri, riesce a dare un tocco intimistico al lungometraggio senza distaccarsi dalla sua poetica, realizzando un film si complesso ma fruibile a tutti e soprattutto di grande impatto emozionale. In questo modo, Meirelles, seguendo la cosiddetta struttura circolare dell’opera di Schintzler, utilizza i dieci protagonisti a sua disposizione per costruire un intreccio facile da seguire e non appesantito da riflessioni più adatte al linguaggio teatrale. Il risultato è una vicenda che, ricostruendo un ritratto sociale dei nostri giorni, concentra la sua attenzione sulla complessità e la casualità dei sentimenti in cui è facile riconoscersi. Così, forte di una sceneggiatura basata soprattutto sugli spostamenti geografici e l’evoluzione dei diversi personaggi, il regista non ricorre a scelte estetiche troppo raffinate, ma utilizza la macchina da presa come uno strumento per registrare senza troppa pietà le molte facce dell’amore.
La passione, i rimorsi del tradimento e il timore dell’abbandono, questo e molto altro l’obiettivo di Meirelles riesce a rubare dai volti di carismatici attori; il regista fa in modo che la fragilità di Jude Law, la colpa di Rachel Weisz e la consapevolezza paterna di Anthony Hopkins parlino direttamente allo spettatore, conducendolo con naturalezza all’interno di un racconto che non offre risposte ma solo un numero infinito di diverse soluzioni.

di Carlo Lanna

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