Vista l’accoglienza gelida degli investitori istituzionali verso la privatizzazione Fincantieri, il numero dei titoli offerti sono stati diminuiti da 700 a 450 milioni ed il prezzo stabilito a 0,78 euro per azione.
Si è conclusa il 27 giugno scorso la privatizzazione Fincantieri, ma l’IPO si è trasformata in un mezzo fiasco. Fincantieri, con questa operazione, aveva previsto di incassare più di 600 milioni, ma si dovrà accontentare di soli 350, con una capitalizzazione societaria di 1,32 miliardi.
La società leader mondiale nelle costruzioni navali, di proprietà Fintecna (finanziaria del Ministero dell’Economia e delle Finanze), aveva riservato agli investitori istituzionali l’80% dell’offerta totale, mentre il 20% era per dipendenti e privati. Ma lo scarso interesse mostrato dagli istituzionali (Banche, Assicurazioni, Fondi, Sgr, ecc.) e, di contro, l’attenzione suscitata nei piccoli investitori (le richieste sono state quasi 3 volte l’offerta), ha indotto Fincantieri a raddoppiare la quota per questi ultimi, portandola dal 20 al 40%.
Ricordiamo che per il retail è prevista la cosiddetta bonus share, cioè l’assegnazione gratuita di un’azione ogni 20 mantenute per almeno un anno (per i dipendenti una ogni 10).
A questo punto Fintecna, vista la non convenienza del prezzo fissato, ha desistito dalla vendita di 104 milioni di azioni. In questo modo la quotazione in Borsa del titolo Fincantieri avverrà con un aumento di capitale, cioè con emissione di azioni nuove.
La privatizzazione Fincantieri si concretizzerà domani 3 luglio con il collocamento delle azioni a Piazza Affari ad un prezzo fissato in 0,78 euro ciascuna, praticamente nella parte bassa della forchetta, inizialmente stabilita tra 0,78 e 1 euro.
Quali potrebbero essere i motivi del flop.
Una prima considerazione è da farsi per il fatto che quasi contemporaneamente sono stati collocati diversi titoli, per cui il mercato ha richiesto molti soldi nello stesso periodo. Così è stato per gli aumenti di capitale di Monte Paschi e Banca Carige, come per le IPO di Cerved e Fineco, senza contare quella di Sisal che inizierà domani 3 luglio per concludersi il 14. E non dobbiamo dimenticare il collocamento di Poste Italiane che avverrà entro il 2014.
Altri motivi che hanno allontanato gli istituzionali dalla privatizzazione Fincantieri sono probabilmente la loro esclusione dal beneficio della bonus share, l’assenza di dividendi per i primi tre anni ed il prezzo di collocamento delle azioni ritenuto abbastanza alto dagli analisti.
E poi ci sono i rischi legati all’attività stessa della cantieristica, come la mancata aggiudicazione di ordinazioni, il costo delle materie prime e le sanzioni per eventuali rallentamenti nelle consegne.