La crisi economica ha portato tagli in ogni dove, ma c’è chi si salva sempre: la Chiesa. La Santa Sede gode di benefici intoccabili ed è difficile immaginare che i governi entrino nell’ordine di idee di cambiare le cose. A lanciare il sasso ci pensano i nemici usuali: i Radicali.
Il segretario Mario Staderini punta il dito contro le esenzioni che fanno perdere allo Stato circa 3 miliardi l’anno.
Com’è noto a tutti, la Chiesa non paga l’Ici. Non solo, però, sui luoghi di culto e sugli altri edifici dove si svolgono attività assistenziali, didattiche e ricreative, ma pure sulle attività commerciali, basta che ci sia un chiostro o un capitello per salvarle dall’imposta. Uno dei maggiori introiti della Chiesa sono gli alberghi: sono 200 mila i posti letto gestiti da enti religiosi, circa 55 milioni di presenze l’anno. Un giro d’affari di circa 4,5 miliardi di euro, ampiamente sufficienti a pagare il dovuto come le altre strutture ricettive. Casi eclatanti di hotel privilegiati sono l’ex convento delle suore brigidine a piazza Farnese a Roma e l’incompiuto del Bernini a Trastevere oggi diventato Villa Donna Camilla Savelli, residence a 4 stelle. Esentasse.
Un’altra attività nel mirino per la sua poca trasparenza è l’Opera Romana Pellegrinaggi. Da 75 anni organizza tour a basso contenuto di tasse, nonostante la sede in pieno centro, per i pellegrini che si avventurano nella Città Eterna. I 7 pullman gialli a due piani, in realtà, non sono molto diversi dagli altri che offrono giri panoramici. Il biglietto costa 18 euro, però i dipendenti sono pagati in nero, come denunciato da una di loro alle Iene. Sono considerati sostanzialmente dei volontari, incassano un euro a biglietto senza fattura e quindi senza contributi, ferie e maternità.
Oltre all’Ici, la Chiesa può vantare una detrazione del 50% sull’Ires. Senza contare la bazzecola dell’8 per mille del gettito Irpef, che permette di incassare 900 milioni l’anno che magari sarebbero più utili altrove.