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Chiara MiragliaChiara è una lettrice appassionata, alleva un cane nano peloso bianco e studia Medicina. Se è nel web, è solo per attività che riguardano la prima faccenda, che l'ha portata ad aprire il blog Le Paginestrappate: un contenitore caotico e disordinatissimo per raccogliere i suoi appunti sparsi di lettrice, le sue impressioni, le “pagine strappate” dai libri – che sia per conservarle, per ritrovarle, che sia per criticarle...
I contenitori delle sue passioni sono però tutti comunicanti. E infatti se è vero che va pazza per la letteratura, è altrettanto vero che adora il cinema: quando questi chiacchierano tra di loro le piace un sacco sedersi e ascoltarli. Se si tendono bene le orecchie, si scoprirà che hanno voci diverse, ma entrambi molto da raccontare.
L'opinione di ChiaraMi è facilissimo ricordare i film che hanno fatto sì che mi appassionassi alle trasposizioni cinematografiche. Era un periodo in cui ogni weekend noleggiavo videocassette polverose alla videoteca comunale, dedicandomi in particolar modo ai “grandi classici”.Se ci si pensa, dietro la maggior parte dei capolavori del cinema vi sono romanzi, famosi o invisibili, e numerosi registi hanno costruito il proprio successo su sceneggiature quasi tutte inspirate a opere letterarie. E così io iniziai una sorta di partita a ping-pong: guardavo il film e leggevo il romanzo, non necessariamente in questo ordine, osservando il botta e risposta di due linguaggi estremamente differenti ed entrambi incredibili.
Difficile dire se ho scoperto prima Luchino Visconti o i romanzi che l'hanno ispirato (Il Gattopardo e La morte a Venezia, per esempio), il regista e sceneggiatore Valerio Zurlini o gli scrittori Giorgio Bassani, Dino Buzzati, Vasco Pratolini su cui ha lavorato... Al contrario so per certo di aver scoperto l'amore per la scrittura di E. M. Forster attraverso i film di James Ivory!Anche se a pensarci bene, le trasposizioni in assoluto che preferisco sono quelle di Stanley Kubrick: quai tutti i suoi capolavori cinematografici sono tratti da opere letterarie, ma pur attingendo a piene mani divengono indimenticabili per i linguaggi con cui sono raccontati. Vivono di vita propria, al di là dei romanzi che gli hanno dato vita.
Se è relativamente semplice stabilire la qualità di un singolo libro o di un singolo film, nel confronto diventa piuttosto difficile stabilire se “meglio il libro o film?”.Rispondo a questa come domanda con un'altra: perché mai scegliere o giudicarli in rapporto? Questo interrogativo è frequente soprattutto tra i lettori, che ho sempre l'impressione che da un lato snobbino le versioni cinematografiche per una presunta superiorità della letteratura, sbolognandole con frasi assolutamente confutabili come “il libro è sempre meglio del film”, dall'altro lato pare irrinunciabile che a ogni nuova trasposizione i lettori più affezionati si precipitino a controllarne la riuscita.
L'obiettivo principale, in genere, è stabilirne “la fedeltà”, il più diffuso metodo di valutazione: guai a trovare qualche differenza! Personalmente non mi interessa che il film derivato da un romanzo sia a questo fedele, anzi, mi pare che la fedeltà possa solo costiparne il respiro artistico: basti pensare quanto la libertà di ispirazione da Cuore di tenebra abbia permesso la nascita di un film significativo come Apocalypse Now.
Cinema e letteratura sono due linguaggi diversi con differenti esigenze. Ma soprattutto considero molto più importante il modo in cui una storia viene raccontata piuttosto che la storia in sé. È per questo che credo quando si parla di fedeltà ci si possa riferire solo a testi e film essenzialmente commerciali: romanzi in cui lo stile dell'autore è mediocre e che vivono di pura trama, e poi film derivati che mirano solo ad essere avvincenti.Ma se invece prendiamo un'opera letteraria di alta qualità come Espiazione, la versione cinematografica è a mio parere una delle più deludenti mai realizzate. Del bellissimo romanzo di McEwan si è sfruttata la trama e ci si è limitati a questo: il film non ha trovato una propria strada espressiva, un respiro artistico convincente. Ma far cinema e letteratura non si tratta solo di “raccontare delle storie”.
Certo, McEwan ha creato intrecci e riflessioni che vivono benissimo sulla carta e diventano ostici sulla pellicola, mentre capita che vi siano autori che paiono porgere su un vassoio d'argento al cinema le atmosfere vivide e dettagliate. Credo che i romanzi di Franzen siano tra questi, con le loro precise atmosfere. Ma se penso alle mie ultime letture, mi tornano in mente Una casa rossa di Haddon e Alta definizione di Adam Wilson: tra le pagine di questi due romanzi credo vi siano le possibilità di due fantastiche versioni cinematografiche.
Se c'è da queste parti qualche regista che vuole farsi avanti, sappia che mi propongo per la scelta del cast: ho sempre immaginato Jonah Hill per l'indimenticabile protagonista di Alta definizione, il pigro, sovrappeso, depresso Eli Shwartz. Anche se, poveretto, gli toccherebbe rimetter su quei chiletti che ha perso negli ultimi anni!
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