Come ormai ampiamente noto, l’elezione di Papa Bergoglio ha suscitato grande entusiasmo nel mondo sia ecclesiale che civile. Al punto che si è più volte parlato di un “effetto Francesco” con molte e variegate ripercussioni, di cui ci siamo occupati più volte. Non ultime, da parte di laicisti e teologi progressisti, l’attribuzione al vescovo di Roma delle proprie opinioni.
Ecco altri spunti recenti circa l’ “effetto Francesco”, e altre buone notizie che possono aver risentito indirettamente di questa ondata di entusiasmo:
- “Francesco” è diventato il nome più diffuso tra i neonati italiani;
- nella statunitense Miami, in larga parte composta da latinos spesso tiepidamente cattolici, si verifica un’esplosione di partecipazione religiosa e un boom di iniziazioni ai sacramenti per adulti;
- a Roma, “pienoni alle messe, divorziati in chiesa”, arriva a titolare la non certo filo-cattolica Repubblica;
- la stessa aumentata frequenza nella partecipazione religiosa è rilevata in Italia da una ricerca del sociologo Introvigne;
- anche in Spagna si rileva un incremento alla partecipazione religiosa, anche se lieve, e la Chiesa rappresenta l’istituzione sociale verso la quale si fa più affidamento
- la Corea del Sud ha raggiunto il 10% di fedeli cattolici, dall’1% presenti nel 1949.
Certo, l’ “effetto Francesco” non è certo una panacea per i mali della società, come anche la risposta definitiva ai cambiamenti della Chiesa che deve essere semper reformanda. Ma è un segno della grandezza di un Papa che sa parlare al cuore della gente, come il suo amato predecessore Benedetto XVI ha saputo parlare bene alla testa della gente.