Dalla finestrella del mio monolocale a pianoterra rimiro, parcheggiata qui davanti, la mia nuova ammiraglia. Di quarta mano ma tenuta bene e, nella luce serale, bellissima.
A un tratto rumori sordi e cadenzati, che avvicinandosi diventano più forti. Finalmente, già a un paio di auto dalla mia, vedo un tale che prende a calci fiancate e sradica specchietti, con diligenza e metodo.
“Signore mi scusi…” comincio a ripetere con la voce più alta che le buone maniere mi consentono; ma costui, troppo concentrato, neppure si volta, e prosegue nella sua opera. Ma, quando giunge davanti alla mia e prende lo slancio per il primo calcio, metto da parte le convenienze e gli grido: “Signore dico a lei!”.
Quello si volta, mi guarda storto e mi fa: “Che vuoi nonno? Ritirati, fatti i casi tuoi che è meglio”.
“Ma sono casi miei. Quella è la mia macchina. L’ho comprata stamattina.”
“Bisogna festeggiare allora. Lavoro di fino.”
“Ma perché? Che cosa le ho fatto, che cosa le abbiamo fatto tutti? Che cosa vuole ottenere, rovinando la macchina a chi vive in un posto come questo?”
“Basta nonno, te l’ho già detto di non fare il furbo, altrimenti ti rompo.”
“Grazie per il pensiero, signore, ma arriva tardi.”
“Ah, pure dell’altra sponda.”
“E se fosse? Comunque arriva tardi lo stesso: sono già rotto, mi hanno rotto il giorno che sono nato, e da allora continuano a farlo ogni giorno, dal mattino alla sera. Però mica solo a me. A tutti lo fanno, anche a lei.”
“Ehi, nonno, mi stai facendo venire le lacrime agli occhi e il latte ai ginocchi. Cosa sei, un cavolo di predicatore di periferia? Chi credi di fregare? Ritirati nel tuo buco, prima che mi girino sul serio.”
“Dentro o fuori qui è lo stesso.”
“E allora fa’ quello che ti pare ma lasciami in pace.”
“In pace? Per sfogarsi con comodo?”
“Proprio così, e allora?”
“Ma questo non è sfogarsi. E sfogarsi non serve perché all’indomani si è daccapo. Sfogarsi non basta.”
“Dai nonno, sei forte, adesso magari ti metti a camminare sulle acque di fogna. Che dovrei fare secondo te?”
“Punto primo: prima di agire pensa bene a chi sei e a cosa vuoi davvero. Pensa anche a chi potresti essere e a cosa potresti ottenere se per un attimo guardassi oltre la punta del tuo naso. Punto secondo: pensaci bene ma non pensarci troppo, mentre fai stupidaggini o pensi non è che la terra smetta di girare.”
“Signor nonno ho capito. Grazie di cuore. Si apre una nuova vita, nuova come la sua ammiraglia. Questa sera festeggio su di lei con un lavoro di fino: fiancate tutte e quattro, specchietti tutti e due, lato marciapiede e pure lato strada.”
E poi, domani, il mondo.
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