2 anni di carcere per aver intonato una canzone anti-putin (Vergine Maria, liberaci da Putin!) all’interno della cattedrale ortodossa di Cristo Salvatore in quel di Mosca. Immediata l’accusa di teppismo e "odio religioso”. Poco s’è fatta attendere la sentenza del tribunale stabilita il 17 agosto che le ha condannate a 2 anni di carcere senza la condizionale. A rischio addirittura la custodia dei propri figli.Sto parlando di Maria Alekhina (24 anni), Nadezhda Tolokonnikova (22 anni) e Ekaterina Samutsevitch (29 anni), meglio conosciute come PUSSY RIOT.
Da una parte Madonna, Yoko Ono, poi Sting e per gli italiani Vasco Rossi, scesi in campo pronti a difenderle; dall’altra amari tweet che attraverso una visione nettamente differente giudicano l’accaduto come un’esclusiva, vera e propria, strategia di marketing politico.
Questo perché da poche ore è stata resa pubblica la notizia che le giovani componenti dell’ormai noto gruppo punk sembrerebbero sempre più intenzionate a registrarne il marchio. E come se non bastasse, proprio ieri è stata inaugurata una mostra dal titolo “Arte sulle Barricate” di scena nelle celebre galleria Marat Gelman a Mosca e che vede Maria e compagne indiscusse protagoniste. Mostra tratta da un libro in uscita, del critico d'arte Alek Epshtein, con scatti che ritrae le giovani russe in azione durate le manifestazioni inscenate contro Putin lo scorso inverno.
Chi le difende e chi le condanna. Un giro tra i tweet più significativi per comprendere che non è solo Putin a condannarle. Amari alcuni dei tweet, ironici altrettanti, solidali la (cospicua) restante parte. E voi? Da che parte state?
Manlio Ciralli@Island_man_#pussyriot: quando la protesta si trasforma in brand. Registrato il marchio e lanciato ufficialmente il merchandise via web. Geniali!


