E' un mondo difficile: abbiamo appena riposto le luminarie e piantato l'abete in giardino ed eccoci alle prese con il Carnevale, il carnem levare, ovvero l'abolizione della carne, che indicava il banchetto d'addio alla carne con il quale si apriva la Quaresima, periodo di astinenza e digiuno. Questa settimana, per il diciasettesimo appuntamento della stagione, con Gil, l'amico musicista gastrocurioso, abbiamo preso la macchina del tempo e siamo andati a vedere come negli ultimi duemila anni si è festeggiato il Carnevale.
Anche se inserito in due periodi molto importanti per la
cristianità, l'Avvento, con il Natale, e la Quaresima, con la Pasqua, di
“religioso” il Carnevale non ha nulla, anzi nella notte dei tempi (come anche
nelle notti dei tempi correnti) ogni occasione andava bene per festeggiare
anche in momenti dell'anno in cui si sarebbe dovuti stare un po' più
riflessivi. Perchè? Beh, nell'antica Roma il mese di febbraio – da februare,
purificare – essendo un periodo di passaggio tra una stagione agricola ed
un'altra, serviva come espiazione per le anime dei defunti: a tutto ciò si
univano i Lupercali, ovvero i riti legati alla fecondazione (un po' come i pane
e vin dell'epifania,dove l'anno
vecchio se ne va e ci si prepara al risveglio fecondo della natura).
Già Ovidio scriveva a proposito di questi riti, quasi
iniziali, che comunque prendevano ispirazione dai Saturnali, dove Dionisio o Bacco o Liber Pater e le Vestali o Baccanti avevano le idee ben chiare: scherzi e lazzi, carri mascherati e
soprattutto tavole imbandite di ogni ben di dio. E nessuno ne veniva escluso
nel senso che era considerato un obbligo per ogni singolo componente della
comunità partecipare a questi riti propiziatori: ogni singola defezione sarebbe
ricaduta su tutti gli altri.
Un modo diverso di “sacrificarsi” per gli altri: divertiti
con noi e tutti godremo della buona sorte!
Ma torniamo alla puntata radiofonica: in audio ascolterete una ricetta storica delle frittelle, o fritola venexiana, mentre ho pensato che un esperimento gluten free con mandorle e uvetta poteva essere gradito.
Ingredienti 120 gr Maizena (o fecola), 120 gr di farina di riso, 80 gr di uvetta, 80 gr di mandorle in scaglie, 40 gr di zucchero a velo, 2 uova bio, 8 gr di lievito per dolci, un limone non trattato, latte crudo, un pizzico di sale, zucchero a velo per decorare, un pizzico di sale, olio di semi per freggere (ho usato quello di soia), un bicchierino di vino passito.
Procedimento Nella planetaria con la frusta a foglia lavorare la maizena, il lievito, il pizzico di sale, un cucchiaio d’olio evo e tanto latte freddo quanto sarà necessario per ottenere una pastella densa (versatelo a filo mentre la planetaria è al minimo). Lasciar riposare la pastella coperta per un paio d’ore a temperatura ambiente. Mettere in ammollo l’uvetta nel passito e tostare le mandorle per qualche minuto in una padella antiaderente. Riprendere l’impasto e sempre con il movimento della frusta al minimo inserire le uova, una alla volta, lo zucchero a velo, la scorza grattugiata del limone, l’uvetta scolata ed asciugata, le mandorle tostate e la farina setacciata: mescolare fino ad ottenere un impasto omogeneo e compatto, versarne nell’olio bollente a piccole cucchiaiate. Far dorare le fritelle in ogni lato, asciugare dell’olio in eccesso e decorate con lo zucchero a velo. E la playlist della puntata di questa settimana? Eccola, per una puntata tutta da ascoltare e da gustare!
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