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Quando finisce un'amicizia...

Creato il 20 marzo 2011 da Alesan
Quando finisce un'amicizia...Non è facile essere amici dell'Occidente... questi a un certo punto non è che smettono di salutarti e basta, questi a un certo punto ti prendono a calci in culo e cominciano a sganciare grappoli di bombe sul tuo paese dalla mattina alla sera. L'affare Libia soffre di un'analisi più difficile del solito: da una parte c'è il sentimento di aiutare un popolo che si era ribellato al proprio despota ma che stava soccombendo sotto i colpi dell'esercito libico più forte, organizzato e armato. Dall'altro c'è il solito problema di essersi messi contro ad un governo che fino a ieri l'altro era nostro amico... o qualcosa di molto simile. Non voglio approfittare di tutto questo per ricordare le amazzoni e la tenda piantata in centro a Roma, i baciamano e gli accordi bilaterali grazie ai quali esseri umani in fuga dalla disperazione sono stati massacrati nelle carceri libiche grazie ai nostri soldi. La storia di Gheddafi va indietro nel tempo, riguarda i missili a Lampedusa, la copertura dei terroristi di Lockerbie (259 vittime), il sostegno all'IRA e al Settembre Nero, i sospetti sul DC-9 di Ustica, il bombardamento di Ronald Reagan dal quale il leader libico si salvò solo grazie ad una telefonata di... Bettino Craxi. Ed anche grazie a quella telefonata Gheddafi oggi è ancora al suo posto quando invece avremmo dovuto toglierlo di mezzo parecchi anni fa, anche evitando accordi commerciali ed alleanze strategiche che gli hanno permesso di mantenere il consenso in casa propria grazie alla forza che gli arrivava da fuori.
Impressionano la rapidità con cui alcuni eserciti sono partiti alla carica in questo fine settimana e l'entusiasmo dei francesi, ultimamente molto restii a partecipare alle guerre occidentali. Il sottosuolo libico è di nuovo il fulcro attorno al quale si muovono le armate sullo scacchiere mondiale, il controllo del Magreb è sempre più a rischio, rivolta dopo rivolta, e i padroni del mondo devono metterci una pezza. L'unica soluzione disponibile oggi, vista la fallita rivoluzione, è la guerra. Quindi siamo in guerra? Sì, la portaerei Italia è lì, slanciata nel cuore del Mediterraneo, vicinissima al teatro di battaglia. Non ci sarà occupazione militare, si dice, ma qualcosa, dopo l'attacco aereo andrà pur fatto. O no? Oggi, come al solito, dovremmo riflettere sulle strategie politiche dei paesi europei, che sostengono dittatori e pazzi sanguinari per poi scatenare rappresaglie nel momento della crisi e fingendo di essere sempre stati contrari a questo o quel capo di stato. "Gheddafi? Mai conosciuto, chi è? Io sono per la democrazia eh..." La propaganda di Gheddafi non farà leva su nessuno, questo non è un attacco all'islam e l'islam, che non ha mai visto di buon occhio il Colonnello, questo lo sa bene. Anzi, forse proprio una parte di islam ha dato il via a tutto questo ribellandosi al proprio dittatore, preferendo le riforme al Libro verde, la laicità al Corano, la morte alla schiavitù. E non fanno più effetto le promesse di vendetta e di inferno per l'Occidente. La verità, è che senza Occidente Gheddafi non è nulla, perde i suoi agganci economici ed i suoi felici e unici sostenitori.
Resta il fatto che questa guerra piove dall'alto, vede il Governo italiano in incredibile difficoltà di gestione e controllo, mentre qualcuno gongola al sol pensiero che stavolta siano altri ad essersi impantanati nel nuovo Kosovo senza passare dal via. La Libia può colpire l'Italia? Forse sì, in situazione normale, certamente improbabile mentre è sotto assedio. Quello che rischiano però a Lampedusa oggi non sono i milioni di invasori tanto temuti da Bossi, che pensa sempre prima a quelli che si salvano che a quelli che verranno uccisi dalle nostre bombe creando nuovo astio, distacco e rancore, quello che si rischia è che i missili di Gheddafi possano stavolta colpire il nostro amato patrio suolo riportando la guerra in casa nostra dopo più di mezzo secolo. E' uno scenario improbabile visto quello che si sta scatenando nei cieli libici, ma non impossibile. Mentre i nostri accordi vanno in vacca insieme a parte di quei soldi che Berlusconi ha investito nell'amicizia italo-libica, un'amicizia che nessuno ha mai voluto, tanto che stavolta non si prevedono levate di scudi e bandiere della pace ad ogni balcone. Il problema sarà capire se si tratterà di una guerra lampo o se fra dieci anni parleremo di come i nostri soldati saltano in aria sulle mine anticarro di un paese che abbiamo deciso di liberare e, poi, di militarizzare nel buon nome delle missioni di guerra che noi chiamiamo di pace. E per il nostro Governo ci sarà anche il problema di capire con chi dovremo fare amicizia nel dopo Gheddafi che tutti danno già per scontato e che vedrà la nostra italietta alle prese con le scelte di chi ha deciso di contare più di noi e di non mettere a curriculum i baciamano e le prostitute per il Colonnello.

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