Magazine Opinioni
Quando i bambini fanno "oh". Che meraviglia. Me le sono sognate stanotte, le creature juventine. Sarà che son stato a Torino 'sti giorni, affogando nell'invidia per una vivibilità sociale che da noi, in una Napoli allegramente moribonda, continuano a spacciare per tristezza. Me li sono sognati tutti, dicevo, i tifosi juniores che domenica riempiranno le curve squalificate per il razzismo dei loro genitori. Quelli buoni in quanto bimbi, pronti a supplire per definizione il vuoto lasciato dagli animi corrotti degli adulti. Ne ho ascoltato l'eco, le voci bianche (e nere) che d'un tratto a partita iniziata cominciano a cantarcela, a tutti: "Napoli colera, siete la vergogna dell'Italia intera". Minori impuniti, impunibili in quanto minori. Magari per iniziativa dei cattivi maestri, emigranti del sud, che prendono la palla al balzo (su cross della Figc, assist di Tuttosport) e catechizzano i teneri virgulti: "Guagliù, domenica li prendiamo tutti per il culo". Perché va bene tutto, ma i bambini non si toccano, tantomeno si azzardi il marketing della nuova retorica pallonara. Sì, quella che prima ha provato (con grandi mezzi mediatici) a far passare la traduzione di "colerosi" in sfottó tagliato a sottili strisce di ironia. E che poi, a squalifica implacabile, ha provato a sintetizzare la merda nel laboratorio posticcio del potere. Riuscendoci alla perfezione, anche grazie alla sponda del napoletano puzzolente (lui sì) che si copre della merda di cui sopra con la grazia del coglione professionista.
Ebbene, un solo grido un solo allarme: in curva ci sono i bambini, e i bambini cantano la discriminazione territoriale come i grandi. I have a fucking dream.
Pensa che bello. Migliaia di bambini ribelli, che urlano la sconfessione della ribollita morale. Un coro con effetto ribalta. Mica la finta ironia dei "nostri" ultras che replicarono anche in curva B i canti del razzismo autoinflitto. Mica quel maldestro tentativo di coprire il sudiciume di interessi "mafiosi" con la storia del libero tifo in libero stadio. La chiusura del cerchio sarebbe, altroché. Perché dopo i bambini non c'é più nulla. Armi finite, maschere a terra, mani in alto, ognuno a fare i conti con le proprie vergogne. C'è, al massimo, l'utopia di una società illuminata che rinneghi i suoi stessi tifosi, e che paghi le loro colpe dicendolo forte e chiaro: gente che canta robe così fa schifo. Chiudendo la sua curva di sua spontanea volontà, senza imposizioni dall'alto. Magari sol perché quella curva si chiama "Scirea". Per rispetto. Un sogno, appunto.
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