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Quando scrivere è un passaggio per il nulla

Da Marcofre

“Saranno costretti a credere quel che verrà loro insegnato; non sarà loro permesso di pensare per conto proprio”.

 

Questo è un piccolo brano preso da “Un americano tranquillo” di Graham Greene. È ambientato durante la guerra di Indocina, ma questa è solo la cornice. Il cuore del problema, come dicono gli esperti, è un altro.

C’è sempre una frase, a volte più di una, che rivela o il senso del romanzo. O addirittura dell’intera opera dell’autore. O meglio ancora: cosa dovrebbe essere la letteratura quando si decide a puntare in alto.

Con una battuta, chi scrive dovrebbe avere come obiettivo qualcosa come:

 

Aut Dostoevskij, aut nihil

 

Il che agli occhi di tanti è pura presunzione. Ma scrivere è anche questo.
E se non si punta in alto, non si arriva da nessuna parte. Ci si muove come i lombrichi, che per alcuni sono una straordinaria specie animale, una nobile forma di vita, eccetera eccetera.

 

Aut Dostoevskij, aut nihil

 

È molto probabile che non si arrivi mai ai suoi livelli, questo mi pare ovvio. L’Everest non è per tutti, questo non significa che ci si debba accontentare di passeggiare sulla spiaggia.

Se viceversa si osa, inizia probabilmente un percorso capace di condurre non sull’Everest. Ma a indicare che dietro certe “migliori intenzioni” si nasconde solo un passaggio per il nulla.

 


 

Prima la storia, poi il lettore


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