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Quanti rebus a Sacramento!

Creato il 24 febbraio 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Per la franchigia californiana il tempo per misurarsi alla post season è obiettivamente ancora lontano e nel frattempo tutti i tifosi dei Sacramento Kings provano ad immaginare il futuro della propria squadra di basket, un futuro che non si può riuscire a sognare se in testa i dubbi superano di gran lunga le certezze. A cominciare dalle sorti della franchigia californiana: i due azionisti di maggioranza Joe e Gavin Maloof impugnano un accordo con la cordata di investitori pronti a resuscitare i Seattle Supersonics, mentre il sindaco di Sacramento (Kevin Johnson) fa il diavolo a quattro per avviare la costruzione del nuovo impianto (in sostituzione del “datato” Arco Arena) per trattenere in città i Kings.

Se si passa poi dai progetti societari a quelli sportivi i dubbi, anzichè diminuire, aumentano inevitabilmente.
Infatti in questo clima di incertezza generale, quasi passa sotto traccia la stagione molto negativa della troupe capitanata da coach Keith Smart (record di 19-37) la quale, pur non essendo priva di giocatori da definirsi come “talentuosi”, non è ancora in grado di trovare la formula magica che possa trasformare Sacramento in una squadra di basket da alta classifica.
A proposito di talento, come non citare lo strano caso di DeMarcus Cousins, centro 22enne ex Kentucky di belle speranze (e solide statistiche) noto ai più per il carattere fumantino (indimenticabile il siparietto con coach Smart la passata stagione) piuttosto che per l’attitudine al lavoro ed al sacrificio, in campo come in allenamento.
E nonostante le medie da doppia doppia (leggermente in flessione quest’anno) la dirigenza californiana ha fatto sapere di essere disponibile a sondare il terreno per una trade che coinvolga uno dei prospetti di maggior talento dei Kings e dell’intera NBA.

In un momento dove a Sacramento la parola d’ordine è riorganizzare le idee, cercare di capitalizzare al massimo dalla cessione del proprio uomo più importante può rappresentare il momento giusto in cui si fa punto e a capo, ed iniziare a ricostruire, possibilmente con basi più solide.
Va comunque considerato lo sconforto, inevitabile, di chi si ritrova tra le mani un diamante grezzo che proprio non si riesce a far brillare. E non è un caso che a Cousins siano molto interessati i Boston Celtics, veri maestri sulla lavorazione dei diamanti, verrebbe da dire.

Indipendentemente dalla casacca indossata, Cousins fa parte di quella schiera di giovani (ed a proposito nei Kings da non dimenticare Tyreke Evans) la cui esplosione cestistica non si è accompagnata con un altrettanto importante crescita personale e caratteriale. L’ NBA non è certo piena di storie di giovani che hanno saputo imboccare la giusta via lasciandosi alle spalle un passato che li ha colti alla sprovvista, ma è anche vero che per questi ragazzi fondamentale è il contributo offerto dalla proprie franchigie le quali, oltre ad allungare stipendi dorati pretendendo statistiche abbondanti dovrebbero occuparsi (sempre) del percorso di crescita, sopratutto psicologico, dei propri baby prospetti.

Per far questo serve competenza, un ambiente sereno e certezze per il futuro, tre cose che a Sacramento non sono del tutto sicuri di avere a portata di mano, almeno al momento.


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