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Quasiminimalismo 2012: non cadere in tentazione. E smettila di sogghignare.

Creato il 18 dicembre 2012 da Unarosaverde

Il post più letto di questo blog è quello in cui ho elencato il contenuto del mio zaino per il Cammino di Santiago.

Quello zaino era il risultato di giorni e giorni di selezione, fino alla nausea, mia e di quelli che mi stavano intorno perché, quando ho un problema, di solito ammorbo e comunico le varie fasi di elaborazione delle soluzioni mentre le escogito. Quello zaino ha rappresentato, più di ogni altra cosa, il momento in cui ho cominciato a capire quale è il costo reale degli oggetti: non solo bisogna tenere in considerazione il prezzo d’acquisto ma anche i successivi costi di gestione, in termini di tempo, peso, ingombro, accumulo, lavoro.

Da quella prima, radicale esperienza, affinata ogni volta che ripartivo per percorrere un altro tratto del Cammino, ne sono nate altre: sono arrivati i tentativi e gli esperimenti di razionalizzare il contenuto di borse e valigie, come quelli che descritto qui,  e che sono culminati a gennaio di quest’anno, quando sono partita con una borsa a tracolla di dimensioni minime per una vacanza  di quindici giorni in Messico,  nella quale non mi è mancato nulla e ho trovato pure il posto per gli animaletti di legno, la vaniglia e il cioccolato che ho comprato nel viaggio.

Mi sono sentita libera: questi tentativi sono ormai diventati una prassi consolidata.

Lo zaino è stato solo l’inizio: contemporaneamente ho proseguito lungo questa strada, pulendo i cassetti, le stanze, eliminando molte cose che nel tempo si erano accumulate e che non mi servivano più. Ne ho vendute molte – in modo particolare più di mille libri – ne ho regalate altrettante. Dove volevo il ricordo ho digitalizzato, ho conservato tanto ma ho liberato altrettanto spazio.

Spesso su questo blog descrivo quello che sto facendo o ho fatto e, se siete interessati, potrete leggerne seguendo i tag minimalismo e downshifting sotto i quali li ho raccolti, come questo, o questo o questo ancora. Di lavoro da fare ne ho ancora molto ma non ho fretta  e so che continuerò, per piccole approssimazioni.

In questi giorni, per esempio, sto rivedendo di nuovo la mia biblioteca con l’obiettivo di identificare altri libri da vendere,  che inserirò in questa pagina,  e sto digitalizzando un immane archivio fotografico. So dove voglio arrivare, a mio modo, con i tempi che sono giusti per me, conciliando le mie passioni e le mie esigenze fisiche e intellettuali, e mi sto impegnando per questo. So quanto spendo e come lo spendo, ho un piano di risparmio a cui mi attengo. Quando mi dicono che sono fortunata perchè posso permetterlo rispondo che si, moltissima è fortuna ma molto deriva anche da una programmazione precedente, da scelte precise e da molti anni di impegno. Io non ho le risposte per gli altri ma ho quelle giuste per me. Il bilancio del mio quasiminimalismo del 2012 lo considero positivo.

Ogni tanto perdo la bussola, di solito davanti a qualche oggetto che mi piace e a cui non resisto ma, in generale, mi assolvo e mi dico che sto andando bene, anche se, molto spesso, la gente non capisce di cosa stia parlando e ride, credendo che io stia scherzando quando racconto che ho un piano B e intendo realizzarlo.

Poi ci sono giorni come quello di ieri in cui mi dico che sto andando benissimo, non bene.

In questi mesi di trasferte in Spagna, della durata di tre o quattro giorni l’una, ho sempre viaggiato con il solo bagaglio a mano, anche se avevo la possibilità già pagata di imbarcare una valigia. Ho ceduto una volta sola, avrei potuto fare a meno. Quando porto con me due paia di pantaloni, una o due paia di scarpe, tre magliette in estate, due maglioni e una camicia in inverno, un astuccio con robine varie, un beauty case poco più grande dell’astuccio con le solite cose, un libro o l’ipad, il portafoglio, i fazzoletti di carta o di tessuto, due cambi di biancheria, l’iphone, il computer portatile aziendale – niente carta: io scannerizzo tutto e ho copie sui dischi di rete, sul disco locale e su una chiavetta usb per ogni possibile evenienza – con cavi e mouse…dopo aver messo tutto questo ecco a me non viene in mente proprio niente altro che non sia disponibile in albergo e che mi debba portare da casa. Anzi, spesso ho cose che non uso e mi avanza spazio per quello che porto a casa, da far assaggiare. Ho dovuto chiedere asilo nella valigia degli altri per un evento non pianificato – un regalo di certe dimensioni: mi ha dato molto fastidio.

I colleghi continuano a chiedermi perché non imbarco il bagaglio e giro in aeroporto in attesa del volo con il trolley al traino, si lamentano perché le cappelliere sono sempre piene e non trovano il posto per mettere il cappotto e la borsetta, si stupiscono quando dalla mia valigetta esce il cucchiaio di plastica se si mangia uno yogurt o le bustine del tè e loro non ci hanno pensato, ridono quando racconto delle mie miniaturizzazioni che mi rendono autosufficiente. Li capisco ma proseguo imperterrita. Capisco molto di meno quando devo aspettarli mentre fanno le file ai check-in o attendono davanti ai nastri di consegna bagagli. Rido molto di meno perché mi sveglio alle quattro della mattina per questi viaggi e un’ora abbondante la si perde in queste cose che si potrebbero quasi sempre evitare, per una trasferta di tre giorni, tranne quando si deve trasportare materiale necessario per il progetto. Ieri non ho riso, perché non è nemmeno un po’ educato, ma ho rischiato di farlo quando una valigia, non mia, è spuntata per miracolo ma solo dopo due ore di ricerca, e un’altra, non mia, la stiamo ancora aspettando. Conteneva molte cose inutili e costose, portate così, senza vera necessità, e altre, costose e necessarie, che non avrebbero dovuto viaggiare in stiva ma in cabina e che ora non si sa se saranno ritrovate.

Cosa ci spinge a circondarci di oggetti? Ci definiscono perchè li possediamo? Siamo quello che abbiamo comprato? E’ così difficile fermarsi a riflettere e trovare il discrimine tra l’impulso e il buon senso?

La strada per me è tracciata. Il 2013 proseguirà, affrontando gli altri punti della mia lista. Il tempo di attesa per il mio piano B, intanto, si sta pian piano accorciando; quello di pattylafiacca invece è finito: in bocca al lupo per il nuovo inizio.


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