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Quei miliardi rubati allo Stato

Creato il 17 gennaio 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Quei miliardi rubati allo Stato

Corruzione, concussione, truffe, omissioni in atti d’ufficio, abusi o semplici negligenze. Sono queste le segnalazioni più frequenti che la Guardia di Finanzia ha inoltrato alla Corte dei Conti a seguito delle ispezioni sui dipendenti pubblici.

Tra il 2009 e il 2011 sono oltre 14 mila le persone attenzionate, il buco di bilancio dello Stato da loro provocato ammonta a circa 6 miliardi e 250 milioni.

Il magna magna a spese dello Stato è una consuetudine diffusa, anche se sono principalmente tre gli ambiti dove si verifica con più costanza: le case popolari, la sanità e le consulenze.

A Catania il diretto dell’Ente Case popolari ha assegnato un negozio a suo figlio, senza preoccuparsi di allegare la richiesta o riscuotere il canone. Non è il solo: gli alloggi affidati a parenti e amici causano un buco di 42 milioni. 

Sono 21 gli amministratori comunali e responsabili di enti che hanno consegnato gli alloggi agli inquilini senza stipulare contratti di locazione e quindi senza vedere un euro in cambio. Altre disfunzioni riguardano appartamenti inspiegabilmente lasciati vuoti: al mancato introito va aggiunta la ristrutturazione. Ultima grana la cartolarizzazione vale a dire la vendita a un prezzo minore di quello di mercato: l’ammanco è di 170 milioni e 70 persone sono state denunciate alla Corte dei Conti, 34 alla magistratura ordinaria.

La Sanità è un comparto dove si annidano diversi furbetti. I casi più frequenti riguardano medici che lavorano per il Servizio sanitario nazionale e svolgono attività privata senza autorizzazione: il danno è di 172 milioni, le denunce penali sono 71. Il record spetta a un primario che ha svolto 3.500 visite private senza dichiarare i guadagni.

Ma le truffe si fanno qui più fantasiose. Alcuni dipendenti di un’Asl, pur ricevendo l’indennità di esclusiva, visitavano clienti in privato e giustificavano le uscite con falsi contratti che testimoniavano lo svolgimento di attività didattica. Alcuni esercitavano la professione in una clinica che non aveva neppure le autorizzazioni per i tipi di visita effettuati. Altri tre medici, invece, firmavano il foglio presenza e poi andavano a lavorare dall’altra parte della città. Non mancano i casi in cui gli apparecchi delle strutture pubbliche sono state utilizzate per scopi privati.

Caso un po’ diverso, e qui si tratta di corruzione in piena regola, riguarda alcuni dottori che ispettori d’igiene che avevano accettato consulenze di mezzo milione di euro prezzo le stesse aziende che avrebbero dovuto controllare. Un direttore sanitario “disattento” ha invece autorizzato l’esercizio dell’attiva libero professionale intramuraria ambulatoriale presso strutture private non accreditate pur avendo a disposizione spazi ad hoc.

La truffa delle consulenze è lampante: è un modo semplicissimo di favorire amici e parenti, a discapito degli esperi interni e ovviamente del bilancio state. La vicenda più eclatante riguarda un Comune che aveva affidato incarichi esterni per 21 milioni per un’attività in realtà superflua e svolta solo formalmente.

 

Fonte: Corriere della Sera


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