In principio fu Vladimir Luxuria a dichiararsi pronta – o pronto, non è chiaro – a tornare cattolica/o se il Papa apre ai gay. Ma scommettiamo che pure Emma Bonino e Marco Pannella tornerebbero cattolici, se il Papa aprisse all’eutanasia; e il dottor Umberto Veronesi lo stesso, se il pontefice aprisse all’eugenetica. E immaginiamo che ferventi credenti tornerebbero anche, e in fretta, anche Corrado Augias e Piergiorgio Odifreddi, se solo il Santo Padre chiudesse lo Ior e aprisse al neodarwinismo. E via di questo passo.
Va tutto bene, richieste curiose ed interessanti. C’è solo un piccolo, piccolissimo problema: il Papa, spiace che sia sfuggito, non è né un portiere né un usciere e la Chiesa, soprattutto, non è un albergo. Questo perché Gesù Cristo – che è il Principale -, notoriamente, accoglie tutti, ma non obbliga nessuno; vuole, anzi desidera ardentemente la salvezza dell’uomo, di tutti quanti gli uomini, ma non intende ottenerla a tutti i costi. Non perché non ci tenga, anzi, ma perché vuole essere amato prima che temuto, incontrato prima che adorato a distanza.
Son tutte cose, queste, che i cattolici di una volta – e anche molti di quelli di oggi, grazie a Dio – sapevano benissimo, tanto è vero che non si sognavano neppure di barattare vizi o idee in cambio di un ritorno o di una permanenza nella Chiesa. Oggi invece, come abbiamo visto, le cose sono purtroppo cambiate, al punto che c’è chi, con faccia tosta da record, arriva a proporre al Successore di Pietro improbabili “scambi”. Come se l’etica fosse all’asta e la morale poco più di frutto stagionale sui banchi del mercato: mi dia un paio di comandamenti ed io, in cambio, le do la mia anima. Cose da pazzi.
E dire che il Cristianesimo non è difficile da comprendere; che non ci vuole molto a capire che il cattolico non è uno a cui è stato aperto, ma è uno che ha aperto la sua vita a Cristo. Uno a cui non vengono perdonate debolezze, ma che accetta il perdono e, da quel perdono, prova ogni volta a ripartire. Il cattolico, insomma, non è uno che ottiene quello che vuole, ma uno che riceve quello di cui ha bisogno; e pure molto di più. Perché Gesù non “apre”, ma spalanca le porte del Bene, del Vero e dell’Eterno: sta a noi accettare la proposta o giocare, con diabolica presunzione, a rilanciare a Lui le nostre. Sperando, magari, che le prenda sul serio.