Quello che il renzismo non dice (43) – In mezz’ora, sulla lezione, anche giornalistica, data da Luisa Todini a Lucia Annunziata. E sui privilegi e l’amor di potere dei 1700 (!!!) giornalisti RAI.

Creato il 23 novembre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Luisa Todini è una giovane manager fresca di dimissioni dal ruolo di consigliere di amministrazione della RAI. A 28 anni, nel 1994, fu eletta eurodeputata tra le liste di Forza Italia e anche il suo ruolo in RAI era quello di consigliere in quota Lega Nord/PDL. A giudicare da quanto si è sentito quest’oggi durante la trasmissione “In mezz’ora” (RAI 3) di Lucia Annunziata, le sue simpatie politiche sembrerebbero essere cambiate. Di fatto la Todini ha parlato per tutto il tempo da renzista convinta, o almeno da simpatizzante.

Ma non è di questo che volevo riportare, quanto piuttosto dell’odierno intervento televisivo di questa giovane manager, un intervento che ha avuto una qualità mediatica straordinaria nel suo risolversi in una lezione sonora, anche giornalistica, nei confronti della conduttrice e dei colleghi. Mentre concentrata a raccontare le lotte intestine che ora come sempre dividono i potenti e potentati dentro il servizio pubblico – potenti e potentati per i quali le richieste di “cambiamento” prospettate dal corrente esecutivo sarebbero un poco come l’acqua santa spruzzata a pioggia nel cortile di Satana -, la Todini si è lanciata in una vera e propria filippica contro i giornalisti RAI; ha detto chiaro e tondo (scoprendo l’acqua calda?) che i professionisti mediatici di questa azienda sono sovente più interessati alla poltrona e all’esercizio del potere (perché fare il giornalista RAI significa esercitare potere), piuttosto che alla qualità del servizio informativo che offrono. E non solo.

Mi ha colpito, durante tutto il “discorso” fatto con innegabile passione, know-how e raramente interrotto dall’Annunziata, il paratesto e il contesto; mi ha colpito il “racconto” parallelo proposto dalla fisicità della situazione: più s’infervorava la Todini più si sporgeva in avanti e più indietreggiava l’Annunziata, come lamentando un muto: ma ce l’hai con me? Colpiva il linguaggio tecnico, straight-to-the-point, chiaro che la Todini utilizzava con sicura bravura vs l’usata litania della conduttrice che più di una volta ha tentato di riportare in gioco dietrologie berlusconiche e con strategie giornalisticamente-obsolete spingeva per fare oggetto della discussione l’idea che forse quei cambiamenti in RAI non erano strettamente necessari perché sarebbero un mero in-più, un vantaggio concesso a Mediaset; ad un tempo l’Annunziata ha fatto capire che 1700 (!!) giornalisti RAI non sono troppi!!! Mi domando cosa ne avrebbe pensato Hernán Cortés, che ha conquistato il Sud America con forse il 2% del nostro esercito mediatico… ma sono altre storie, forse.

Mi ha colpito inoltre il notevole gap-temporale (in senso lato), che sembrava dividere le due “contendenti” e l’idea che questa giovane manager – che tentava di far passare il messaggio che la RAI NON dovrebbe avere i partiti italiani come azionisti di riferimento – se ne sarebbe andata mentre l’Annunziata sarebbe rimasta sempre seduta lì. E con lei i colleghi che da tempo immemore lavorano in RAI e in RAI fanno il bello e cattivo tempo.

Mi ha colpito infine – quasi in guisa di triste conferma del disastroso status-quo – il TG1 della sera che a poche ore dal lancio di una importantissima missione spaziale italiana, missione che porterà la nostra prima austronauta in orbita, ha aperto con l’usuale trito e contrito politico ignorando totalmente l’avvenimento. O quasi, delegando la faccenda a Rai News 24. Due domande: ma se il renzismo è talmente operativo come la pur brava Todini convertita al verbo sostiene, quando si otterrà il risultato di vedere una RAI finalmente diversa? E dato che non esiste progetto operativo serio senza una deadline dichiarata, qual è quella del cambio-di-rotta RAI? Lo confesso, il dubbio che questa scadenza non esista mi assilla.

Nota: il link alla puntata di In mezz’ora sul sito RAI.

Featured image, Hernán Cortés

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