8 novembre 2013 • Primo Piano, Vetrina Cinema, Videos •
Il Consiglio di Claudia CatalliSummary:
Questione di tempo: il Primo Piano di Oggi al Cinema
Un film grande quanto “Il mondo”
La vita, come l’amore, è tutta Questione di tempo. Ce lo ricorda Richard Curtis, con un film di quelli davvero memorabili. Parte come una spensierata commedia romantica, dove l’anti-eroe, il goffo e fantasioso Tim (Domnhall Gleesan), scopre di avere il potere di viaggiare nel tempo, ereditato dal padre (Bill Nighy). La chance che tutti sognano: poter rivivere ogni cosa, migliorarla, tornare indietro a correggere gli errori commessi. Uno spunto curioso, divertente, che svela presto l’altro lato della medaglia: una riflessione commovente e profonda sull’ineluttabile, sul peso delle proprie scelte e l’impossibilità di cambiare, in modo davvero radicale, l’ordine degli eventi.
In quello che definisce, non a caso, il suo ultimo film da regista, lo sceneggiatore di Quattro matrimoni e un funerale e la saga Bridget Jones (senza dimenticare i bei Love Actually e I love radio rock da lui diretti) firma un testamento d’amore. Senza rinunciare al tono scanzonato e all’inconfondibile humor nero, riesce a combinare magistralmente spensieratezza e pathos, lievità e spessore, raccontando la vita con poesia e passione contagiose. Dopo una manciata di minuti vorremmo tutti essere Mary/Rachel Mc Adams e Tim/Domnhall Gleesan, e bagnarci sotto la pioggia ridendo a crepapelle il giorno del nostro matrimonio, saltare sul letto con un bambino paffuto, o camminare per strada sospirando mano per mano.
Una scena del film Questione di tempo
Ed è proprio in questa immedesimazione che il cinema commerciale cede presto il passo a quello d’autore: un film sulla vita non può prescindere da una seria considerazione della morte. E della morte delle persone che amiamo. Così Curtis: “Ad un tratto mi sono reso conto che la storia d’amore poteva arrivare ad essere giusto il 50% del film. E mi sono anche accorto che nella vita non sono gli eventi straordinari a contare più di tanto, quanto i momenti normali. Quelli che scandiscono ogni nostra giornata. Quelli che vorrei rivivere io stesso: ho iniziato a scrivere il film dopo un grave lutto di tre componenti della mia famiglia. Tra loro mia madre, che prima di salutare per l’ultima volta ho ascoltato, registrando ogni dettaglio del suo racconto. Mi piaceva anche solo sentirla parlare, vederla muoversì lì, accanto a me”.
E’ la descrizione nuda e cruda del “senza scampo” la vera chiave di volta del film, quella che infrange il clichè della commedia romantica facile e lascia addosso schegge di vetro penetranti sulla questione del tempo, della perdita, del sopravvivere all’assenza. La pellicola assume così nuovi contorni e prende tutt’altra piega, trasformandosi da surreale a più-che-reale, da immaginaria a verosimile. E nell’autenticità, in quel sapore di vita vera, trova la strada per conquistare il cuore dello spettatore.
Un film che vi farà ridere, emozionare, ricordare, innamorare. E sognare, rimpiangere, provare quella struggente nostalgia che le note dell’intramontabile Il mondo di Jimmy Fontana portano con sé: “E’ una canzone a cui sono legato – conclude il regista – nel ’65 andammo in vacanza in Italia con la mia famiglia, all’isola d’Elba. E la sera capitava di ascoltarla spesso, al jukebox. Al nostro ritorno ne comprammo tre dischi, e io dall’età di trent’anni fantastico sull’idea di utilizzarla, un giorno, per un mio film”.
Nelle sale dal 7 novembre: vale la pena segnarlo sull’agenda.
di Claudia Catalli per Oggialcinema.net
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