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Ho talmente voglia di scrivere che se non lo facessi potrei esplodere in mille pezzi.
I miei pensieri sono affollati e contorti come un cumulo di macerie e sento che se non riuscissi a far chiarezza dentro di me impazzirei.
Sto attraversando un periodo della mia vita molto particolare, diciamo un momento di transizione, e ieri sera durante una discussione mi sono resa conto che è arrivato il momento di affrontarlo come si deve. Il problema non è il problema in sè, ma il modo in cui lo sto fronteggiando. E' sbagliata la maniera in cui io mi pongo di fronte a questa situazione, perché mi capitano involontariamente delle vere e proprie crisi nelle quali non riesco a controllare le mie emozioni e questo non va affatto bene.
Ho 22 anni e comincio a sentire l'esigenza di creare uno spazio mio. I muri della mia casa mi stanno stretti perché non la sento veramente mia: sono come un ospite costretto a rimanere in un posto dal quale vorrebbe andarsene ma che per cortesia verso i padroni di casa non lo fa. Intrappolata qui, in questo limbo, quando invece avrei l'enorme desiderio di spiccare il volo. Il problema però è anche il fatto che non ho mai associato il concetto di casa a qualcosa di completamente felice e spensierato. Per me "casa" è spesso un luogo di ansia e di tensione, allietato soltanto da sporadici momenti di gioia che mi permettono di non fuggire urlando. Capiamoci, ogni famiglia ha i suoi problemi e questo è innegabile. Diciamo solo che se me ne andassi tutto andrebbe meglio. Ho bisogno della mia indipendenza, di cominciare a vivere una vita che sia veramente quella che desidero costruire per me stessa.
Credo che sia una fase che capita a tutti di dover affrontare. L'uccellino vorrebbe lasciare il nido e sarebbe anche in grado di volare, eppure non è ancora arrivato il momento di spiccare il volo. Primo perché non ha un'altra dimora nella quale rifugiarsi ma soprattutto perché non ha i soldini per potersi permettere un nido tutto suo. Quindi finché non potrà essere più indipendente dovrà tenere a bada le ali e sottostare alle regole di mamma e papà. La soluzione perciò è quella di cercare di vivere al meglio questa situazione e non farsi prendere dal panico. Ho capito che per affrontare questo periodoho bisogno di uno sfogo che mi permetta di uscire di casa. E' vero che l'università mi tiene molto impegnata, ma la maggior parte del tempo lo passo in camera a studiare e sento la necessità di sfogare la tensione e sciogliere i nervi ogni tanto.
Poco tempo fa il mio sfogo aveva un nome, si chiamava Karate. Lo è stato per 8 anni della mia vita ed è una di quelle cose che faranno sempre parte del mio bagaglio di esperienze. Era in assoluto la mia più grande passione che purtroppo, per problemi personali e per lasciare più tempo allo studio, ho dovuto mollare. Non esiste un giorno in cui io non ci pensi. Quando ero nervosa mi bastava allenarmi e poi ero in pace con il mondo.
Ecco cosa mi serve. Ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a sfogarmi, a vivere meglio. Anche la musica mi sta servendo parecchio, ma il mio problema richiede una soluzione di tipo più fisico. Non posso andare avanti così. Ieri sera ho avuto una crisi di pianto che ancora non mi so spiegare del tutto. Ero fuori casa e solo l'idea di dover tornare mi aveva fatto venire un'ansia terribile. Questo perché al momento non ho altro di concreto al di fuori dello studio che mi permetta di cambiare aria e di svagarmi un po'. Io non volevo ammettere a me stessa questa verità, la negavo di continuo ma il mio corpo si è ribellato attraverso il riflesso del pianto, perché non riusciva più a trattenere la tensione. Ho scavato a fondo nella mia testa e ho capito quello che devo fare: affrontare la situazione di petto e senza inutili paure.
Alle volte bisogna guardare in faccia la realtà e tirar fuori il coraggio per cercare la soluzione ai problemi, perché non si può restare solo a guardare e in attesa che le cose buone arrivino, bisogna viverla in prima persona la vita... noi siamo i protagonisti del mondo quotidiano, comportiamoci da tali.
Giulia
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