L’arte vive una seconda vita e lo fa grazie al web. Quella che viene definita realtà aumentata o augmented reality (AR) è ancora appannaggio di pochi, ma le apps aumentano e permettono anche ai meno avvezzi di sperimentarla. Si tratta del tentativo di mescolare il reale con il digitale, avvalendosi di tablet e smartphone. Non stiamo parlando della semplice realtà virtuale perché la differenza risiede proprio nel fatto che la AR dipende da un ambiente fisico per funzionare. Il funzionamento è molto semplice: basta puntare il vostro smartphone nella direzione giusta ed ecco che l’ambiente dove siete si carica di contenuti virtuali.
Questo innovativo potenziale estetico non poteva non fare gola al mondo dell’arte, soprattutto negli Stati Uniti. Il Moma di New York, ad esempio, grazia all’abilità tecnologica di due artisti: Sander Veenhof e Mark Skwarek, guadagna un piano dell’edificio in più. Questo tentativo di potenziare la realtà non avviene solamente tra le mura dei musei, ma anche in giro per le più importanti città d’arte.
La App di Repudo ha avuto molto successo in Olanda perchè propone percorsi artistico-culturali inediti e file nascosti in luoghi specifici della città di Amsterdam. Tra le mani dei guru della comunicazione diviene un valido strumento di viral marketing, per i musei e le gallerie invece un modo per promuoversi o aggiungere contenuti altrimenti nascosti. Il costo è nullo e il potenziale altissimo. Provate anche voi Repudo e ve ne accorgerete, potete lasciare video, tracce sonore, testi nella vostra città in libera fruizione per chiunque vi transiti. La realtà aumentata rappresenta la nuova giovinezza dell’arte. Come sempre credo che la risposta non stia nello strumento in se ma nell’uso che se ne fa.