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Recensione "Cut Bank"

Creato il 19 aprile 2015 da Giuseppe Armellini

potete vederlo qui
Ma che strano film questo Cut Bank...
Lo guardi e pur nella sua assoluta cornice di verosimiglianza ti sembra quasi di stare assistendo ad una serie di fatti senza alcun senso, una spirale di cose e violenza che accadono così, una dietro l'altra, senza tante spiegazioni. Affascinante.
Un film quasi sconosciuto che però ha dentro Billy Bob Thornton (uno di quegli attori di cui tutti hanno visto pochissimi film ma che quando lo leggi nel cast ti dici "Che cazzo, c'è Thornton!), lo straordinario Bruce Dern (con un personaggio praticamente fotocopia a quello di Nebraska) e John Malkovich (straordinaria interpretazione, con un personaggio che per stanchezza, malinconia e incapacità di capire il mondo ricorda moltissimo lo sceriffo di Non è un paese per vecchi).
Poi vedi lui, quello che alla lunga diventerà il protagonista assoluto del film (anche questa è una delle cose "strane" de sto film, il presentarti 3,4 personaggi principali ma piano piano farne venire fuori un altro) e ti dici "Oh cazzo, questo è un attore formidabile". E poi lo cerchi in rete, scopri che è uno con un cognome che se non è impronunciabile è comunque uno di quelli destinati ad essere sempre sbagliati, Michael Stuhlbarg, ma scopri anche che è il protagonista di A Serious Man. E allora hai la conferma che questo è un interprete di quelli che, da ora in poi, quando lo leggerai in un cast hai un motivo per vedere il film.
Cosa è Cut Bank?
E' un thriller dal passo lento o un drammatico dalle tinte crime, scegliete voi da che parte stare.
Uno di quei piccoli noir di periferia che a me, personalmente, fanno impazzire.
Siamo in un una piccolissima cittadina americana, "La più fredda della Nazione" cita il cartello di entrata.
Una cittadina dove accade nulla, ma veramente nulla, così poco che lo sceriffo (ripeto, un grande Malkovich), bravissimo uomo di anima, valori e sentimenti semplici, si ritrova a vomitare solo vedendo il video di un uomo che spara ad un altro. In campo lungo poi.
In realtà quel video (ottima scena davvero) è un falso, lo sapremo subito, una truffa (abbastanza assurda, ma è una delle tante assurdità dentro Cut Bank) architettata da 4,5 persone -specialmente da una coppia- per fare un mucchio di soldi.
Solo che quel falso omicidio è come la prima tessera di un domino.
Che è ormai caduta sulle altre.
Iniziano a succedere cose, iniziano a morire persone, si formano tre angoli dello stesso triangolo.
In uno c'è lo sceriffo e la città, in un altro il gruppo di truffatori e nell'ultimo, da solo, c'è il disadattato Derby Milton, occhiali spessi come la coltre che lo divide dagli altri uomini, impagliatore di animali che, come un paradosso, lui dice di salvare dall'uomo, e un'intelligenza sopraffina nascosta dietro le fattezze di un malato mentale.
E un solo obbiettivo, ricevere il pacco postale che per colpa del finto omicidio (del postino appunto) non gli è potuto arrivare.
Un pacco importantissimo per lui, ma soltanto alla fine capiremo perchè, in un'altra, l'ennesima, delle scene di Cut Bank di cui non riusciamo a capire fino in fondo il senso.
Ecco, per capirsi, è come se nelle vicende e nei personaggi raccontati dal film ci siano mille possibilità di espansione, come se questa fosse la prima puntata di una serie. E invece nulla, tutto rimane lì sospeso (perchè dicono tutti a Derby che pensavano fosse morto? cosa sono quei manichini? che passato ha lo sceriffo? a cosa serve il padre catatonico del ragazzo?).
Ma se molti potranno vedere questa come debolezza io, al contrario, credo che sia l'aspetto più affascinante di un film che racconta di solitudini, ossessioni e punti di rottura.
Un film che più sembra staccarsi dalla realtà e dalla verosimiglianza più, invece, cerca di far riflettere sulla stessa.
C'è un concorso di bellezza paesano, c'è un uomo morto dentro che vuole un pacco vuoto come lui, c'è un ragazzo che inizia a fare i conti con i sensi di colpa, c'è un funzionario che ogni cosa che mangia è la più buona mangiata in vita sua, c'è uno sceriffo stanco con gli occhi lucidi, c'è l'omicidio di un uomo già morto che regala la libertà a chi ha provato a prendersela nel modo sbagliato.
E c'è il racconto di un'orsa e dei suoi cuccioli, racconto che è la genesi di una solitudine cosmica.
C'è tutto questo.
In mezzo ci siamo noi che proviamo a capire perchè ci sia tutto questo.
Ma, forse, capire non serve a nulla.
"E' la prima volta che uso un giubbotto antiproiettile" dice lo Sceriffo Vogel.

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