Il cinema può essere impegnato, utile a una causa, politicamente coinvolto, con una gran volontà di mandare un messaggio di pace e speranza, senza rinunciare ad una intelligente e sottile ironia super partes? Dopo aver visto “Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’oriente”, direi proprio di si.
Scritto e diretto da un regista sudamericano, un giornalista, un acuto osservatore, il film ci narra di come cambi la vita di un povero pescatore palestinese (che vive lungo la striscia di Gaza!) il giorno in cui un maiale vietnamita piomba sulla sua barca. Ne nasce un insolito sodalizio fatto di bizzarre condivisioni degli spazi e inattesi guadagni, una divertente avventura che, forse, oltre a far ridere il pubblico, scuoterà qualche animo e indurrà a pensare alcuni, magari i più giovani.
Photo: courtesy of Parthénos Distribuzione
Lo sventurato Jafar, ridotto alla fame da un pescato che prevede poco pesce, molte scarpe e altre frattaglie, un giorno trova impigliato nella rete un maialino vietnamita… vivo! L’animale, piovuto dal cielo, creerà un sacco di problemi al nostro protagonista, che dovrà trovare il modo di mantenere il segreto, di non toccare la bestia e di riuscire a liberarsene guadagnando abbastanza soldi da coprire i debiti. Tutto questo, con l’aggravante di avere sul tetto di casa (o di quel che ne rimane) i militari di vedetta. Appreso che sia i palestinesi sia gli israeliani hanno un rapporto conflittuale con i maiali, Jafar deve escogitare il modo di non finire all’inferno e rendere lucrativo un animale che sembra attirare l’attenzione di molti.
Il film di Sylvan Estibal è una commedia a tratti grottesca che ironizza su una situazione esplosiva, che dura da troppe decadi, quale il conflitto israelo-palestinese. Il background di giornalista gioca a favore del regista che riesce a non superare mai il limite. E la flessibilità di tutti, soprattutto del protagonista, ha sicuramente favorito l’ambizioso progetto. Il film, infatti, è intelligente, sufficientemente realistico, originale nella sua ironia, non volgare, né fazioso o di parte.
Photo: courtesy of Parthénos Distribuzione
La bravura dell’autore sta, infatti, nel essere riuscito a regalarci una dolce e reale storia, e a mostrarci un assaggio delle assurdità che avvengono dai due lati di quel muro, la cui esistenza rallenta la possibilità di una pace duratura. Cast and crew meritano quindi un applauso per essersi prestati a narrare una favola in cui tutti escono egualmente presi di mira dalle battute.
Perché l’opera, a caldo, viene apprezzata per il suo lato leggero e di spirito; ma, con il passare delle ore ti entra dentro e ti accompagna a casa, dove si lascia ricordare meno per i suoi passaggi esilaranti e più per le tristi situazioni sullo sfondo. E poi, c’è quel maialino scuro e buffo cui è affidato un compito delicato: esaltare la paura dell’ignoto e i pregiudizi, spesso anacronistici e/o insensati agli occhi di chi arriva da altri luoghi.
Photo: courtesy of Parthénos Distribuzione
Estibal viene definito da molti un sognatore e anche a noi è apparso tale, ma sono il suo acume e la sua raffinatezza ad averci colpiti maggiormente. È riuscito a creare un set in cui convivevano persone con un passato differente, che avrebbero potuto disprezzarsi per partito preso, in virtù di un odio che talvolta pare tramandarsi più per tradizione che per convinzione. Ci fa sorgere quindi il dubbio che un regista sia riuscito a fare breccia nei cuori più degli abili mediatori. Chissà, magari, è proprio così.
Di sicuro, “Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’oriente” è un film da vedere: sa farsi apprezzare da qualsiasi spettatore e solleverà l’animo di chi non ne può più di annose battaglie.
Vissia Menza