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Recensione "Il contenuto del silenzio" di Lucía Etxebarría

Creato il 07 settembre 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Recensione "Il contenuto del silenzio" di Lucía Etxebarría

Pubblicato da Andrea V. Cari lettori,
non capita spesso che un romanzo prenda dalla prima pagina. È questo il caso de Il contenuto del silenzio della scrittrice spagnola Lucía Etxebarría. Ambientato nell’incantevole panorama delle Canarie, il romanzo indaga il tema delle sette, che, come ammette l’autrice stessa, hanno trovato su quelle isole, in un ambiente d’élite da milionari, un terreno fertile dove proliferare: "alle Canarie si sono radicate, secondo i calcoli della polizia spagnola, una quarantina di sette distruttive che vantano all'incirca diecimila adepti, contro le circa duecento nel resto della Spagna, e i loro duecentomila seguaci".
Autore: Lucía Etxebarría
Titolo: Il contenuto del silenzio
Titolo Originale: El contenido del silencio
Casa editrice: Guanda
Collana: I narratori della Fenice
Pagine: 363
Prezzo: 19 euro
Trama: La vita di Gabriel sembra correre sui binari di una tranquilla e rassicurante normalità, finché all’improvviso riceve una telefonata che lo sconvolge: Helena, una donna che si presenta come la migliore amica di sua sorella Cordelia, gli dice che lei è scomparsa, che forse è morta in un suicidio collettivo commesso dai membri di una misteriosa setta a Tenerife. Sono più di dieci anni che sua sorella non si fa sentire: perché ha deciso di entrare a far parte di quella setta? E quali inquietanti connessioni legano gli affiliati a una congrega nazista rifugiatasi a Fuerteventura dopo la Seconda guerra mondiale? Non c’è tempo da perdere, bisogna salire sul primo volo per le Canarie e mettersi alla ricerca di Cordelia. Ma le tracce che portano fino a lei passano attraverso rivelazioni che riguardano la vita di molti: Gabriel, che scappa da un rapporto ormai logoro con la fidanzata e promessa sposa Patricia per gettarsi, questa volta con trasporto sincero, tra le braccia di Helena; Virgilio, vittima di una devozione totale, un sentimento che aliena e disumanizza a favore di un ideale; Cordelia stessa, alla ricerca di qualcuno che riempia il vuoto lasciato dai genitori tragicamente scomparsi, un dolore per cui nella sua adolescenza aveva trovato sollievo solo in un amore sbagliato, difficile da ammettere...
RECENSIONE Una sorella con cui ogni rapporto è inesistente da dieci anni che è scomparsa su un’isola spagnola; lo spettro di un suicidio collettivo a causa di una setta che manipola i propri adepti; le due donne a capo dell’organizzazione fuggite e rifugiatesi in una casa mimetizzata in un punto inaccessibile delle Canarie. Questi sono i tipici ingredienti che rendono intrigante un romanzo e preparano il lettore a un colpo di scena dietro l'altro.

La verità che pian piano emerge dal romanzo si sviluppa attraverso lunghi dialoghi e ci porta a entrare nel mondo delle sette e delle loro strategie di adescamento di soggetti psicologicamente deboli; prende per mano il lettore e lo conduce indietro fino alla Seconda Guerra Mondiale e all’appoggio di Franco alla Germania nazista, con conseguente ruolo delle Canarie quali testa di ponte verso l’America Latina e l’Africa. Con un misto di narrativa e inserti di saggistica il libro si situa tra la storia del triangolo amoroso Gabriel-Cordelia-Helena, la storia della Spagna, in particolare con la storia del misterioso sig. Winter, nel contesto dell’epoca di Franco, e l’esperienza autobiografica con cui pian piano i due protagonisti Gabriel ed Helena vengono in contatto. Paura, dolore, gelosia bruciante, passione.

L’autrice cerca di attribuire al personaggio che degli inserti saggistici (storici e mistici) si fa narratore – Virgilio – un tono di pedanteria accademica, ma questo non toglie che scoprire l’aura esoterica che circondava il Nazismo, e di riflesso la società Thule in cui Cordelia è rimasta invischiata, sia una delle parti più avvincenti del libro)!

«E quella società segreta era una società nazista?» «Be’, non so se sai che Hitler è stato sul punto di farsi prete, o almeno così diceva lui; aveva fatto il chierichetto. In realtà non era cattolico, era un esoterista pagano. Ariosofista, per l’esattezza.» «Mi sto perdendo di nuovo. Cosa significa ariosofista?»
Ma Virgilio presto, privato del suo tono accademico, rivela la propria personale esperienza in una setta cattolica e narra il proprio imbarbarimento, che fa da specchio anche a quello, seppur descritto con minor ampiezza, di Cordelia.
Ovviamente sfruttano lo stesso sistema di controllo mentale per ottenere dagli adepti sottomissione e obbedienza cieca: controllano il comportamento, controllano le informazioni, controllano i pensieri e le emozioni.
Entrambi vengono portati a un passo dalla morte. Virgilio è lì a narrare; è sopravvissuto. Dell'affascinante, ma debole Cordelia il lettore apprenderà il destino solo nelle ultimissime pagine.

Tra amori sbagliati, conformisti, non necessari e non corrisposti, tra momenti di assoluto smarrimento, la vita dei personaggi alla fine del romanzo sarà completamente cambiata, ma non nella direzione che essi avevano preventivato: come infatti afferma il titolo, il silenzio contiene frasi non dette, verità che se rivelate avrebbero potuto o non potuto cambiare la vita dei personaggi, ma sono frasi che andranno pronunciate perché la vita possa riassumere un qualche significato, pur doloroso. Lucía Etxebarría non concede un finale consolatorio; se per tutto il libro ha tenuto il filo delle relazioni attaccato al tema del vuoto che la perdita di una persona cara lascia, alla fine i personaggi dovranno trovare nuove e più compiute ragioni per stare insieme o dividersi, perché il dolore non basta. Sia Gabriel, sia Helena e Cordelia hanno una profonda tensione verso la libertà, a liberarsi alla fine del loro percorso romanzesco di quei legami che li tengono vincolati - con forme di aspro risentimento e odio - a rapporti soffocanti (siano essi sentimentali del recente passato, o familiari di un passato più remoto).

Lucía Etxebarría propone dunque un romanzo ben scritto e con una trama salda. Unico appunto che si può muovere alla scrittrice spagnola è una leggera prolissità: spesso il silenzio del titolo è sostituito dalla volontà di dire tutto sui personaggi, cadendo nel rischio della ripetizione. Sarebbe stato meglio lasciare più all’immaginazione del lettore i dettagli del conformista legame tra Gabriel e Patricia, e forse non era così necessario parlare apertamente dei rapporti tra Helena e Cordelia, perché già dall’inizio si sospettava un amore non ricambiato. In sostanza: 50 pagine in meno avrebbero reso Il contenuto del silenzio un romanzo più scorrevole e ambiguo, e sicuramente più perturbante.

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