Recensione "Una buona tazza di tè" di Cristopher Bush
Pubblicato da Elena Bigoni Cari lettori, prima del thriller c’era il mistery, un genere che, oltre a pochi nomi noti, non ha mai avuto una grande visibilità in Italia. Grazie alla casa editrice Polillo finalmente possiamo scoprire tantissime opere e interessanti scrittori che hanno reso celebre questo genere in tutto il mondo. Cristopher Bush, scrittore inglese della prima metà del novecento, è uno di questi. Dalla penna di questo scrittore prolifico sono nati una sessantina di romanzi, che ci permettono di addentrarci nelle atmosfere inglesi di inizio secolo. Il protagonista delle sue storie è Ludovic Travers, investigatore dilettante che collabora regolarmente con Scotland Yard e, in particolare, con il sovraintendente George Wharton, sopranominato anche “il generale”. Una buon tazza di tè è la dodicesima avventura di questo duo, che saprà farsi apprezzare dagli amanti del genere e da chi è stanco dai soliti thriller. Titolo: Una buona tazza di tè Autore: Cristopher Bush Casa Editrice: Polillo Genere: Mistery Pagine:288 Prezzo: 14,90 Data di pubblicazione: Febbraio 2012 Trama La tragica morte per avvelenamento di Charles Tennant, un insegnante di storia apparentemente benvoluto da tutti, getta nello scompiglio la Wood-gate Hill County School, una scuola secondaria nei sobborghi di Londra. Quando il sovrintendente George Wharton di Scotland Yard giunge sul posto insieme all'amico detective Ludovic Travers, l'ipotesi del suicidio viene subito scartata: a uccidere Tennant è stato l'acido ossalico versato da mano ignota nella sua tazza di tè. Ma la bevanda, si scoprirà, era stata preparata per Mr Twirt, il preside dell'istituto, un uomo i cui modi boriosi e autoritari gli sono valsi il più vivo e malcelato disprezzo da parte dell'intero corpo docente. Se pure il veleno ha apparentemente colpito la persona sbagliata, il destino di Twirt è comunque segnato giacché poco dopo il suo cadavere, con il cranio sfondato, viene rinvenuto sotto un albero del giardino. Due omicidi nello stesso pomeriggio non possono che essere collegati, ma chi poteva avere, oltre al movente, l'opportunità di commettere quei crimini? E per quale motivo Tennant, a detta di un testimone, appena prima di morire aveva tentato di raggiungere il suo collega Castle con in mano un vecchio catalogo di apparecchiature scientifiche?RECENSIONE Leggere Una buona tazza di tè è come giocare a Cluedo (ci sono perfino le cartine per muoversi più agevolmente) e Chirstopher Bush è un maestro nel creare un intreccio che ti lascia con mille dubbi fino all’ultima pagina. Siamo notevolmente distanti dai thriller a cui siamo abituati oggi: non più un’attenzione maniacale e quasi morbosa nei confronti del serial killer di turno; siamo molto distanti dall’investigatore (o investigatrice) di turno, dai suoi tic, dal suo passato sofferto e travagliato. Con il libro di Christopher Bush la prospettiva cambia completamente, focalizzandosi sugli indagati, sulla loro vita, sui loro moventi. Una scelta narrativa questa che appartiene al passato, ma che ad oggi risulta quasi una boccata di aria fresca.
Christopher Bush comincia a tratteggiarci questa storia sin dalle prime pagine, accompagnando il lettore attraverso le campagne inglesi del primo novecento, utilizzando uno stile semplice e diretto ma quanto mai espressivo e descrittivo (non parlo mai dell’accuratezza delle traduzioni, ma quando un libro è scritto così bene e con tale ricercatezza nei vocaboli lo zampino del traduttore ci deve essere). Attraverso gli occhi di George Wharton e dell’amico Ludovic Travers, entreremo nella Woodgate County School e, un frammento alla volta, conosceremo non solo le vittime ma soprattutto gli indagati che, attraverso gli interrogatori, ci racconteranno le loro vite e quelle degli assassinati in un’atmosfera di mistero e segreti che devono essere svelati. George Wharton e Travers diventano i registi di un copione ancora da scrivere. Attraverso dialoghi serrati, prove e ipotesi analizzeranno ogni elemento, ogni prova, peseranno ogni azione avvenuta all’interno della scuola per svelare il mistero che si cela dietro al duplice omicidio.
Il lettore si sente completamente coinvolto in questa indagine, vive l’intreccio della trama da protagonista muto, sentendosi sempre un passo indietro rispetto ai due detective. Una sensazione che spinge chi legge ad una ricerca forsennata della verità, come se Bush, seminando indizi qua e là, stuzzicasse il lettore e lo sfidasse a cercare la soluzione prima dei suoi protagonisti. Protagonisti che, a differenza dei personaggi dei thriller moderni, rimangono quasi nell’ombra, sceneggiatori della trama più che attori. Questo netto cambio di prospettiva permette al lettore di avvicinarsi, comprendere e simpatizzare per gli indagati, che diventano persone reali, con tutti i loro pregi e difetti, rendendo ancora più difficile trovare la soluzione del mistero. Travers, protagonista della serie creata da Bush, è un personaggio schivo, riflessivo e il lettore, al principio, non lo associa al ruolo principale, ma alla sua spalla, il generale Wharton. Lentamente, però, sono le sue ipotesi, le sue domande e le sue osservazioni ad accompagnare il lettore verso la soluzione del caso, relegando Wharton al ruolo di osservatore intrigato dal genio dell’amico.
Una buona tazza di tè non conquista il lettore con una trama che si sviluppa in maniera serrata. Lo seduce lentamente, attraverso indizi, insinuazioni ed alibi degli indagati, che sembrano essere inattaccabili.L’intera storia diventa un vero rompicapo da sciogliere e dal quale il lettore si sente invariabilmente attratto. Sebbene la narrazione possa sembrare un po’ statica e lo stile a volte datato, Una buona tazza di tè è un libro che merita di essere letto non solo da chi ama i mistery in generale (avrete pane per i vostri denti), ma anche da coloro che amano i thriller e vogliono provare, paradossalmente, qualcosa di nuovo (il romanzo è stato pubblicato in madre patria nel 1934). L’AUTORE:
Christopher Bush (1885-1973), figlio illegittimo nato in Inghilterra da una famiglia di quaccheri, fu uno degli autori più prolifici della Golden Age del giallo. Insegnante di scuola, scrisse il suo primo mystery nel 1926 e continuò ininterrottamente per quarantadue anni arrivando a realizzare 62 opere. Il suo personaggio per eccellenza, il detective Ludovic Travers, fece il suo esordio nel 1929 in The Perfect Murder Case. Timido e riservato, ma generoso e dotato di grande raziocinio, Travers collabora regolarmente con Scotland Yard e in particolare con il sovrintendente George Wharton, scorbutico e decisionista, dai caratteristici baffi spioventi. La peculiarità dei romanzi di Bush è quella di dotare i personaggi sospetti di alibi apparentemente inattaccabili che poi, grazie a una paziente e minuziosa analisi, vengono smontati fino alla dimostrazione della loro evidente falsità. Nonostante la produzione letteraria di Bush sia arrivata fino alla seconda metà degli anni Sessanta, le opere più significative sono quelle degli anni Trenta, tra le quali meritano una particolare menzione Dancing Death (1931, Omicidio a Capodanno), Cut Throat (1932) e The Case of the Dead Shepherd (1934, Una buona tazza di tè).