Renzi da Napolitano: avanti tutta sulle riforme
La chiamata è giunta: alle 11 squilla il telefono e il capo del Governo si avvia verso il Colle. Ci siamo: il premier Matteo Renzi da Napolitano.
Renzi arrriva da una settimana difficile: gli scontri con Berlusconi, le divergenze intere al partito, le critiche di Renato Schifani al testo sulle modifiche del Senato, l’incontro di questa mattina con il premier ucraino Arseny Yatseniuk.
Qualche foto con i suoi sostentori che per strada lo fermavano e si sono fatte le 12.
“Vado, altrimenti poi non si inizia più a lavorare!” scherza il premier, prima di entrare al Colle e salire le scale verso il Presidente della Repubblica.
Non sarà l’unico colloquio: alle 18 è previsto quello con il premier polacco Donald Tusk. Alle 20.30 sarà la volta del primo ministro francese Manuel Valls.
L’incontro con Giorgio Napolitano è durato circa un’ora e mezza. Il tema principale sono, nemmeno a dirlo, le riforme. Senato, lavoro e riforma del titolo V della Costituzione.
Anche le fratture interne al Partito Democratico non sono da sottovalutare. Tanto che Renzi incontrerà da lunedì sia Anna Finocchiaro che Luigi Zanda, per poi parlare anche con altri senatori. Il testo va depositato mercoledì. Non c’è tempo da perdere, direbbe Renzi.
La dissidia tra PD e Silvio Berlusconi inece non fa, o almeno non sembra fare, molta paura.
“Noi andremo avanti, anche senza di lui le riforme possono essere fatte” hanno detto Elena Boschi e Angelino Alfano. Un modo per risolvere dubbi e tentennamenti. Ma il PD comunque non vuole lasciar perdere la possibilità di riallacciare i legami con Berlusconi.
Una cosa però è certa: sui cinque punti base del decreto sul Senato nessuno deve mettere bocca.
La non eleggibilità dei senatori, la variazione del loro compenso (nullo), la riduzione del loro numero (fino a 148), la Camera come unica depositaria della fiducia e che torna a essere il centro decisionale del Paese.
Punti non discutibili, questi. Almeno per Renzi e i suoi ministri.