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Resteremo a bocca asciutta

Creato il 28 maggio 2012 da Bagaidecomm @BagaideComm
Il 12 e 13 giugno 2011, più di 25 milioni di cittadini si recavano alle urne per ridare lustro ad un istituto fin troppo bistrattato dal nostro sistema democratico: il referendum. Trascorso un anno, è interessante andare a vedere cosa è successo. Per quel che riguarda il legittimo impedimento credo ci sia poco da dire: è stata abrogata una norma che persino nelle dittature più estreme nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di presentare (figurarsi di approvare). Anche sul nucleare il discorso è subito fatto: giustamente gli Italiani hanno ritenuto il ricorso a questa fonte di energia inutile, antieconomico e non propriamente sicuro. Fa comunque rumore l’assenza di un piano energetico nazionale in grado di porre fine ad alcuni storici problemi: le soluzioni ci sono, ma fino a quando l’ ENI o altre pseudo aziende simili saranno gestite da certi soggetti, nessuno le prenderà in considerazione. Ben più corposo è il discorso legato ai due quesiti sull’ acqua pubblica (anche se, per dovere di cronaca, è giusto precisare che essi riguardavano la gestione dei servizi pubblici locali in generale). La nostra rete idrica è un colabrodo, e a conferma di ciò dobbiamo dare i numeri (in senso buono): 
  • Il 35% del patrimonio idrico si disperde prima di arrivare a destinazione (al Centro-Sud si arriva a picchi del 65%); 
  • 8 milioni di persone, specie nei mesi estivi, non hanno un completo accesso all’ acqua (l’Organizzazione Mondiale per la Sanità fissa in 50 i litri giornalieri necessari per non incorrere in problemi di salute); 
  • Il sistema fognario riesce a soddisfare l’ 85% del fabbisogno e la depurazione arriva a malapena al 70% (tra le altre cose, l’ Unione Europea minaccia pesanti sanzioni nel caso in cui, nei prossimi tre anni, non riuscissimo a migliorare la situazione); 
  • Le perdite generano un mancato ricavo di circa 3 Miliardi di euro l’ anno e si stima che per l’ ammodernamento della rete sarebbero necessari almeno 40 Miliardi di euro.
E’ vero che queste sono stime e che bisognerebbe valutare le cifre nel complesso di un’ analisi molto dettagliata, però è innegabile che il trend sia negativo. Nonostante la scarsità di acqua sia un problema che affligge una moltitudine di persone, noi, che ci riteniamo, non so se a ragione, un Paese sviluppato, ci permettiamo di buttare via più di un terzo delle nostre risorse. Ma non contenti (d’ altronde o i disastri si fanno bene o non si fanno) non ci preoccupiamo minimante di mettere un tappo (è proprio il caso di dirlo!) a questo scempio. Il che significa far aumentare i costi di un bene fondamentale in un momento storico in cui bisognerebbe evitare il più possibile ogni minimo spreco. Ciò che è necessario fare, per dare un seguito a quei 25 milioni di voti, è mettersi attorno ad un tavolo e cercare al più presto una soluzione. Altrimenti rischiamo di affogare in una pozzanghera.  Carlo Battistessa

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