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Riconoscere la Palestina: dopo la Svezia si muove la Gran Bretagna
Creato il 14 ottobre 2014 da LasfingeLa Svezia si è mossa per prima: il 5 ottobre il primo ministro svedese, Stefan Lofven, ha espresso l'intenzione di riconoscere la Palestina come Stato, rilevando che in questo modo la Svezia ha inteso rendersi promotrice tra le nazioni della UE di una iniziativa tesa a favorire la pace israelo-palestinese, obiettivo raggiungibile solo previo appunto il riconoscimento di dignità e diritti alla Palestina.
L'esempio svedese, malgrado abbia subito suscitato polemiche, oggi è stato seguito dal Parlamento inglese: una mozione per il riconoscimento della Palestina come Stato è stata approvata dal Parlamento del Regno Unito con 274 voti favorevoli e 12 contrari.
La mozione non è tuttavia vincolante per l'esecutivo: ad oggi a parte la Svezia, nessun altro stato europeo ha riconosciuto la nazione palestinese, malgrado l'inclusione della Palestina come Stato osservatore (non membro) deliberata dall'ONU nel novembre 2012 (138 voti a favore, 9 contrari 41 astenuti degli stati membri).
Israele è contrario alla mozione del Parlamento inglese, come lo è stato alla scelta del premier svedese, ed insinua che il riconoscimento della Palestina metterebbe a rischio la composizione dell'annoso conflitto: il fatto purtroppo è che i palestinesi, reclusi nel loro fazzoletto di terra, senza possibilità di uscire dai confini ed esposti alle incursioni militari israeliane, con lo sterminio sistematico della popolazione messo in atto negli ultimi 70 anni, nonché alle invasioni dei continui insediamenti ed espansioni territoriali israeliane sembrano piuttosto una riserva di ostaggi umani.
In che modo il riconoscimento dello stato palestinese metterebbe a rischio la pace?
Dobbiamo temere che agli eventuali riconoscimenti faranno seguito altre incursioni militari in Palestina ed altri stermini di civili?
Dovremmo dunque percepire il riconoscimento dello stato palestinese come minaccia?
Esiste davvero un diritto internazionale?
Questa arroganza è tollerabile nel diritto internazionale?
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