La parola “ricostruzione”, che è diventata l’etichetta dei nuovi Boston Celtics dalla partenza di Ray Allen prima e di Paul Pierce e Kevin Garnett l’anno successivo, implica la necessità di molto tempo, duro lavoro e un pizzico di fortuna. Se, però, la franchigia in questione è la più vincente della storia NBA, allora il progetto deve crescere e prendere forma con una certa celerità per non deludere le attese.
L’anno scorso, il primo senza nessuno dei Big Three dell’ultimo ciclo vincente biancoverde, si è chiusa con sole 25 vittorie e ben 57 sconfitte, minimo stagionale dalla regular season 2006/07, neanche a dirlo l’ultima prima dell’arrivo di Garnett e Allen a Boston. La squadra avrebbe dovuto essere guidata, in questo nuovo periodo di transizione, da Rajon Rondo, dimostratosi elemento di spicco e playmaker straordinario già all’ombra dei suoi ex compagni. Rondo, però, vuoi per il gravissimo infortunio subito al ginocchio nella prima stagione da leader dei C’s (che qualche giorno fa si è fratturato il metacarpo della mano sinistra cadendo dentro casa, con conseguente operazione e stop di 6-8 settimane, che lo costringerà a saltare pre-season e almeno il primo mese di regular season), che ne ha compromesso l’annata in questione ed anche i primi mesi della scorsa, vuoi per un progetto che, ora che è tornato a pieno ritmo sui parquet della Lega, non lo convince a pieno, è spinto lontano dal Massachusetts al termine della prossima stagione, quando diventerà free agent.
D’altronde, usare la sesta scelta dello scorso Draft per acquisire uno dei migliori play del lotto, Marcus Smart, per altro giocatore molto simile a Rondo, avrebbe dovuto far intuire che, riguardo questa questione, qualcosa si sta muovendo. Smart è una guardia molto solida, che sa passare e difendere molto bene, ma che ha molti dei suoi limiti al tiro, non avendo un ottimo jumper, e non si distingue per punti segnati. Vi ricorda qualcuno?
Non bastasse, Avery Bradley è stato confermato, dopo una più che buona stagione da 14.9 punti e 3.8 rimbalzi di media, per altre quattro stagioni, con un accordo intorno ai 30 milioni di dollari, anche se le cifre non sono state esplicitate dai Celtics. Dunque, per Rondo si prospetta una quasi sicura partenza la prossima estate in una caldissima free agency. Quest’anno il mercato di Boston è stato particolarmente limitato, soprattutto per l’assenza di una vera contropartita tecnica da poter scambiare con i pezzi più pregiati del lotto. Kevin Love è stato accostato spessissimo al team di coach Brad Stevens, ma i Timberwolves, come dimostrato dallo scambio poi finalizzato con i Cavs, necessitavano di giocatori di qualità da ottenere in cambio della loro stella. Per cercare di alzare il livello complessivo del roster sono arrivati tre elementi interessanti: Evan Turner, reduce da una stagione ricca di alti e bassi tra Sixers, dove ha mostrato le migliori giocate, e Pacers, dove non è praticamente mai stato decisivo; Marcus Thornton, guardia proveniente dai Nets, che, grazie alle sue qualità offensive, potrà diventare una delle prime opzioni e, possibilmente, portare con sé punti importanti; Tyler Zeller, centro giovane e interessante proveniente da Cleveland, che potrà proseguire il suo processo di crescita agli ordini di un coach intelligente come Stevens.
E’ molto probabile, però, che questa stagione sia ancora di piena transizione, considerato il livello non altissimo del roster e la necessità di ulteriori innesti per tornare a essere davvero competitivi. Raggiungere i playoff nella Eastern Conference, come dimostrato lo scorso anno, non è impossibile (quasi) per nessuno, ma sarà la prossima estate il momento decisivo per mettere gli ultimi, fondamentali mattoni su un progetto che già ora pare interessante, purché incompleto. Oltre a Rondo, Brandon Bass e Joel Anthony lasceranno probabilmente la franchigia, liberando quindi molto spazio salariale per mettere sotto contratto nuovi talenti. Oltre ai già citati, comunque, non bisogna dimenticare che Boston ha a roster ancora per due stagioni un giocatore fantastico ed altalenante come Jeff Green, capace di 16.9 punti e 4.9 rimbalzi di media l’anno passato, oltre a giocate straordinarie come il buzzer beater contro gli Heat. Inoltre, sotto canestro presenta giovani molto interessanti come Jared Sullinger, Kelly Olynyk e Vitor Faverani, oltre alla new entry, scelta con la numero 17 al Draft, James Young, ala dalla grandi doti atletiche e difensive, sebbene non ancora un grande tiratore.
Il puzzle dei Celtics sta cercando di comporsi al meglio, ma i suoi tifosi dovranno pazientare ancora qualche tempo prima di tornare a festeggiare un titolo NBA. Per non pensarci, ne hanno già 17 con cui consolarsi.