Magazine Cucina
Raccontarvi di come mi sono trovata bene in un ristorante che vanta 2 stelle Michelin sarebbe quanto meno scontato. Quello che vorrei invece descrivere non è soltanto una cena, ma un’esperienza che definirei sensoriale, nell’elegante ristorante Piccolo Lago, affacciato direttamente sul Lago di Mergozzo, a pochi km da Verbania. L’ampio salone, in cui le pareti sono sostituite da un'interminabile fila di finestre panoramiche, offre una splendida vista sul lago, tanto che sembra di essere sospesi sull’acqua. E’ collegato all’entrata da un passaggio che offre la visuale sulle cucine, separate da una futuristica vetrata tramite cui si possono osservare gli chef indaffarati nelle varie creazioni culinarie. Sul lato destro invece si trova la cantina, una tecnologica cella, sempre trasparente, in cui i vini sono organizzati e conservati per tipologia e temperatura. Impeccabile la mise en place sui ben distanziati tavoli rotondi, proponendo la classica biancheria damascata, posateria d’argento e una cristalleria adatta a qualsiasi scelta sull’infinita e ricercata carta dei vini.
I primi vizi iniziano con il cestino del pane, in cui pagnotte mignon, focaccine e grissini caserecci attendono di essere accompagnati da un burro di panna fresca. Mentre studiamo il menù, ci viene offerto un aperitivo con spumante metodo classico di Rocca dei Manzoni e un assaggio di lavarello in carpione: è il preludio di una cena in cui i protagonisti sono i prodotti e i sapori locali, rielaborati con creatività nelle varie preparazioni, con un gusto estetico e alcuni ingredienti presi in prestito dalla cucina extra continentale.
Partiamo con l’hamburger d’acqua, un trancio di trota salmonata leggermente affumicata servita su un crostino all’aceto balsamico, accompagnata da maionese al rafano e al ginepro. Proseguiamo con il fritto di lago, presentato alla "moda orientale" con una tempura di verdure e accompagnato da salsa di soia aromatizzata allo zenzero e maionese al limone.
Tra i primi piatti io scelgo delle tagliatelle di farina di farro, crema di agone e cipollotto, con colatura di “missultin”, un sapore ricco e concentrato che sul subito non so ricondurre all’ingrediente principale. Solo in seguito, dopo essermi documentata, scopro che il missultin è un particolare metodo di essiccatura - alternativa alla carpionatura per la conservazione a lungo termine dei pesci - che risale al 500 e che avviene attraverso la salatura e la conservazione dell’agone in bariletti (da cui il nome missultin, cioè cui messi nel tino.) Alberto opta per gli gnocchetti al nero, crema di sedano rapa e crudo di mare (non conoscevo nemmeno il sedano rapa, poi ho scoperto che appartiene alla stessa famiglia del sedano costa, a differenza di questo si consuma la radice e ha un gusto meno intenso).
Entrambi non possiamo resistere ad un assaggio di riso Carnaroli con succo di pino, limone, filetto di luccio al cassis (liquore rosso dolce al sapore di ribes originario della Francia e simile al Ratafià), servito con gocce di riccio di mare. Io sono rimasta estasiata da questa portata, così vivace e intensa, che riesce a combinare sapori classici della cucina d’acqua con ingredienti più improbabili, come l’estratto di pino: mai avrei pensato ad un suo utilizzo in cucina!
L’ultima portata prima del dessert è un secondo di lago a base di lavarello, cotto alla plancia e ripassato al vapore su un letto di erbe di bosco della Val Grande.
Ed eccoci giunti al gran finale: la tradizionale tavolozza di dolci, consistente in una serie di golosi assaggi colorati, serviti con piccole cannucce e cucchiaini in plastica policromatici. Iniziamo dal bicchierino di nutella fatta in casa e proseguiamo con una creme brulé allo zucchero di palma. Passando dalla spuma di mandorla e fragole, si giunge alla crema di caffè e anice, proseguendo con un mini dessert pera e vaniglia e un classico tiramisù. Resto un po’ basita di fronte alla mousse di basilico con pomodoro e arrivo alla fine con un budino di tapioca alla Batida de Cocco e liquirizia.
Le mie papille gustative sono esauste, ma appagate. Mi concedo un ultimo bicchiere di vino, un Moscato D’Asti La Spinetta Bricco Quaglia, un altro piacevole vino del Piemonte. Durante la cena comunque non sono mancate le proposte al bicchiere provenienti da diverse regioni d’Italia, come il Verdicchio di Matelica e il Riesling di san Michele Appiano, e di Francia, come i francesi Pouilly Fumé e il Pinot nero di Borgogna. Abbiamo scelto di abbinare un diverso calice di vino ad ogni portata, facendoci guidare dalle proposte del sommelier di sala. Non ero abbastanza esperta per scegliere una bottiglia dall'importante carta dei vini, ricca di proposte di pregio: si comincia con i vini delle regioni d’Italia e si finisce a curiosare le rinomate etichette francesi, tra cui spiccano nomi di lustro del bordolese. Durante la cena ho cercato di cogliere le sfumature dei vari abbinamenti tra cibo e vino, ma la verità è che quando si instaura un perfetto equilibrio tra gusto, profumi e sapori, ci si lascia piacevolmente accompagnare in modo sereno e spensierato durante una serata intima e speciale. Che altro aggiungere se non un ringraziamento al personale, preparato a guidarci attraverso una intrigante degustazione e disponibile a ripetere (più volte!) il nome delle portate e degli ingredienti che abbiamo potuto assaporare in un clima di gentile ospitalità e soffusa quiete.
Informazioni:
Piccolo Lago Via Filippo Turati, 87
28924 - Verbania (VB)
Tel.: +39 0323 586792
E-mail: [email protected]t
Conto: parte da circa 80 euro a persona, vini esclusi
Ideale per… Una serata speciale, una cena intima Atmosfera elegante, arredi curati, una vista rilassante direttamente sul lago Un’esperienza multisensoriale, bel al di là di una classica cena Un menù vario, ricco e creativo ma che presta fede al territorio per la scelta degli ingredienti Una lista dei vini di gran pregio, assolutamente completa per quanto riguarda etichette italiane e francesi, con possibilità di degustazione al bicchiere Possibilità di farsi consigliare il menù dallo chef
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