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Ritorno a Londra

Da Albix

Ritorno a LondraCapitolo Terzo-Parte Seconda

Le panchine erano disposte a ridosso di un’aiuola circolare dei cui fiori si prendeva cura Mary, una ragazza senza età, dai capelli scuri e radi, e dai denti neri e spezzati. Venni a sapere di lei, più in là, che da giovane era stata cameriera a Buckingham Palace e che l’avevano cacciata per il suo vizio di bere, o di rubare; o forse a causa di una gravidanza indesiderata; gli amici del suo gruppo la chiamavano scherzosamente “Queen Mary” o semplicemente “Queen”. Con lei ebbi dei contatti più frequenti, in quanto era ghiotta di gelati che io, quando mi era possibile, le passavo gratis, pregandola di non farne cenno con gli altri che pure, non di rado, per lo più da sobri, presero a farmi dei cenni di saluto passandomi accanto o in lontananza dalla loro “corte”.
Ad eccezione di Miss Rambling, un’anziana signora paralitica che si destreggiava con la sua carrozzella nel traffico londinese, meglio di una campionessa di gymkhana, la quale era rigorosamente astemia, gli altri, compresa Mary erano dei forti bevitori; anzi bevevano alcolici al posto e più di ogni altra bevanda liquida, compresi acqua e latte. Non tutti erano peraltro giunti allo stadio terminale dell’alcolismo.

Max, per esempio, ci stava arrivando piano, piano ma inesorabilmente. Gli era sempre più difficile “agganciare” anche al Cafè Paris, da  cui ritraeva la sua unica fonte di reddito.
Da ragazzo, come dimostravano certe sue foto  giovanili che mostrava con orgoglio, assomigliava in modo spiccicato a Clark Gable e di quella originaria bellezza gli era rimasto in viso un alone lontano, contraddistinto dai baffetti neri, ancora ben curati e sottili, su un labbro vagamente sensuale. Ma quando faceva gruppo con i barboni, con la barba ispida sulle guancie rossicce e gli abiti spiegazzati, sembrava più l’ombra di se stesso che quella del mito americano di celluloide cui aveva somigliato in gioventù.

…continua…


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